Il principale imputato è Massimo Carminati, soprannominato “Il Pirata”, perché ha un occhio solo. Accanto a questo ex esponente di un gruppo neofascista è sotto processo anche Salvatore Buzzi. La polizia italiana afferma che tra il 2008 e il 2014 ha corrotto rappresentanti del Comune di Roma per ottenere appalti pubblici, dalla gestione di centri per rifugiati alla raccolta dei rifiuti. Nessuno dei contratti sarebbe stato adempiuto, sebbene tutti fossero stati pagati.

“Il nome del file dice tutto: “Mafia Capitale”. Questo è un meccanismo di corruzione su larga scala e crimini di un livello che non si trova da nessuna parte in Occidente. Era un sistema criminale, un’organizzazione criminale, che gli investigatori chiamavano mafia, che controllava tutto, dal dominio pubblico a quello privato.“, ha dichiarato Pierpaolo La Rosa, giornalista.

Gli avvocati degli imputati affermano di non avere legami con la mafia e suggeriscono che il caso sia una strategia d’immagine da parte delle autorità.

“Quello che vogliamo è che venga fuori la verità, e la verità è che non c’è alcuna associazione con la mafia.“, ha detto Alessandro Diddi, legale dei due imputati.

Tra gli imputati c’è Luca Gramazio, ex leader di Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi. Lo accompagna Mirko Coratti, ex presidente del consiglio comunale di Roma, esponente del partito dell’attuale premier Matteo Renzi.

L’accusa sostiene che l’attività del gruppo mafioso si è intensificata dopo che Gianni Alemanno è stato eletto sindaco di Roma. E quest’ultimo è oggetto di un’indagine per corruzione, in un altro caso. Il suo successore, Ignazio Marino, si è dimesso la settimana scorsa dopo essere stato accusato di aver speso 20mila euro del bilancio pubblico per scopi personali.

Nella classifica sulla corruzione stilata da Transparency International, l’Italia occupa il 69esimo posto su 174, insieme a Romania, Bulgaria e Grecia.