La storia di mamma Emilia. Ex attaccante della prima divisione rumena, ora gioca per la nazionale delle Monache in Italia

Il calcio infiamma i microbiologi ovunque e un luogo in cui lo sport regna sovrano è l’Italia. Solo un anno fa, il germe del calcio ha portato alla formazione di una nazionale composta da suore. Mamma mia, direbbe qualcuno. Ma questa impresa ricevette la benedizione dello stesso papa. Guarda un rapporto da “Focus Europa”, un progetto Digi24 e Deutsche Welle. Lo spettacolo va in onda il venerdì alle 23:30 e si ripete il sabato alle 19:30.

Suor Emilia inizia la partita. È la nazionale italiana di suore. Sorelle che giocano a calcio contro altre sorelle, in nome di Dio.

“Mi piace il calcio perché rafforza lo spirito di comunità. Apparteniamo a diversi ordini religiosi, ma qui siamo una squadra e abbiamo una missione”, dice suor Emilia.

Le tate iniziano la loro formazione: “Io, suor Emilia e Regina contro di te. VA BENE?”

Suor Emilia è nella società di calcio da quasi un anno. La squadra è composta da 18 suore, di età compresa tra i 27 ei 52 anni. Si allenano tutte le domeniche fuori Roma, ma non tutti possono giocare.

“Purtroppo ci sono ordini religiosi in cui lo Spirito Santo non ha illuminato le madri badesse. Alcuni pensano ancora che sia un peccato indossare i pantaloncini o giocare a pallone. Credono che le suore non debbano rivelare le gambe”, dice suor Emilia.

Ma le suore sanno di avere la benedizione di papa Francesco. Giocando a calcio, seguono la sua chiamata a farsi coinvolgere nella società.

Suor Emilia aveva un fidanzato e preferiva lo stadio alla Chiesa

Suor Emilia vive in un convento vicino al Vaticano, con altre 12 persone dello stesso ordine. Madre Badessa condivide la loro passione per il calcio.

“Ho giocato molto calcio nella mia vita. Sono stata insegnante per 31 anni, ho giocato molto con gli studenti e i giovani della parrocchia. Non resisto mai quando vedo un pallone”, ammette mamma Eliana.

Suor Emilia non è sempre stata cattolica, ma ha sempre amato il calcio. Ha giocato come attaccante centrale per una squadra di prima divisione rumena. Aveva anche un fidanzato e preferiva lo stadio alla chiesa. Poi un giorno un’amica la portò al lavoro.

“Una suora mi ha benedetto, e questa gioia e il suo sorriso mi hanno commosso così tanto che ho sentito improvvisamente una chiamata”, dice suor Emilia.

a tutticomplicatosi ritirò in un monastero all’età di 20 anni, ma non smise mai di giocare a calcio.

Calcio e rivelazione

Per le suore sembra quasi un miracolo giocare a Milano. Sperano che il dio del calcio sia dalla loro parte in Gara 3. L’allenatore si fida completamente di loro.

“Le sorelle sono estremamente eccitate quando giocano… Sono appassionate di calcio, la maggior parte di loro erano giocatori professionisti. Hanno trovato qualcuno disposto a dare loro un’altra possibilità di giocare a calcio. Penso che abbia aperto loro un mondo completamente nuovo, dice Moreno Buccianti, l’allenatore delle suore.

Questo è sicuramente il caso della sorella Annika: è stata una stella nascente nella massima serie italiana fino a quando non ha sentito la chiamata.

“Ho rinunciato alla mia carriera sportiva e ho detto: Dio, verrò da te, ma un giorno voglio tornare a giocare a calcio. È stato da decennio. Ora, finalmente, sto giocando di nuovo!” esulta suor Annika.

Le ragazze affrontano una squadra composta da ex top Monza. Di certo non riceveranno un trattamento preferenziale.

“Vogliamo vincere e giocheremo duro”, promette un calciatore del Monza.

Dopo una breve preghiera, è ora di dare il via.

Ma gli avversari sono troppo forti. Senza un grande possesso palla e senza buone occasioni da rete, anche l’intervento divino non è riuscito a salvare le suore da una dolorosa sconfitta per 1-15.

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Tarso Mannarino

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