La Francia diventa il primo produttore mondiale di vino. In Italia la produzione è scesa del 14%

La Francia è il più grande produttore di vino al mondo, dopo che la produzione di vino italiana è scesa quest’anno del 14% a circa 43 milioni di ettolitri, rispetto ai 50 milioni di ettolitri prodotti l’anno scorso. Gli italiani, però, puntano sulla qualità, anche se il numero delle bottiglie sarà inferiore. La raccolta e la lavorazione delle uve avverrà tra agosto e novembre, a seconda del vitigno e della destinazione, e lo stato delle vendemmie dipende ancora molto dall’evoluzione del clima.

È la prima volta negli ultimi anni che l’Italia perde la sua posizione di primo produttore mondiale di vino, superata dalla Francia, se si vogliono confermare le prime stime dell’attuale raccolto colpito dalla siccità. Sono queste le conclusioni dell’analisi della Coldiretti sugli attuali raccolti lungo la penisola e oltralpe, che potrebbero portare ad un eccesso storico in termini di volumi. durano 24 ore.

2023, un anno molto debole per i viticoltori italiani (foto: wineinternationalassociation.org)

Vino italiano – produzione in calo del 14%

In Italia, sottolinea la Coldiretti, si stima un calo della produzione del 14%, ovvero circa 43 milioni di ettolitri rispetto ai 50 milioni registrati la scorsa stagione. Ciò rende il 2023 uno degli anni più deboli nella storia della produzione vinicola italiana dell’ultimo secolo, insieme al 1948, al 2007 e al 2017. La Francia ha prodotto di più, nonostante i danni causati da malattie e siccità.

In realtà la produzione italiana dovrebbe essere di alta qualità, secondo la Coldiretti. Sono circa 635 le varietà iscritte all’anagrafe enologica italiana, il doppio rispetto alle varietà francesi. Il 70% delle bottiglie Made in Italy sono: Docg (denominazione di origine controllata e garantita), Doc (denominazione di origine controllata) e Igt (indicazione geografica tipica), di cui 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e denominazione di origine controllata (Docg) e 118 vini a Indicazione Geografica Tipica (IGT), riconosciuti in Italia, e il restante 30%, vini da tavola che testimoniano il ricco patrimonio di biodiversità con vini locali di altissima qualità, grazie all’invecchiamento vecchie tradizioni.

Il processo di qualificazione dei vini Made in Italy è confermato anche dal successo delle esportazioni verso la Francia, dove si bevono sempre più bottiglie di vino italiano.

uva matura nel vigneto
Vendemmia 2023 (foto: vinovest.co)

Calendario della vendemmia in Italia

L’andamento del raccolto continuerà a dipendere in larga misura dall’evoluzione delle temperature e delle precipitazioni, nonché dall’impatto dei cambiamenti climatici. I viticoltori devono essere sempre più attenti alla scelta del momento giusto per la raccolta e la lavorazione, in un percorso che è iniziato in agosto con le uve spumanti Pinot e Chardonnay e che – sottolinea la Coldiretti – prosegue a settembre e ottobre con la Glera per il Prosecco e con gli autoctoni uve rosse Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e si conclude a novembre con le uve Aglianico e Nerello, da 658.000 ettari coltivati ​​su tutto il territorio nazionale. Con la vendemmia in Italia si attiva un sistema che – sottolinea la Coldiretti – offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone direttamente coinvolte nei vigneti, nelle cantine e nella distribuzione commerciale.

Il vino italiano rappresenta un patrimonio culturale, storico, economico e professionale messo a repentaglio dall’entrata in vigore della legge sull’etichettatura del vino dopo che la Commissione Europea ha dato il via libera alla tacita approvazione della proposta irlandese.

Si tratta infatti di una regola di distorsione del commercio, che è il risultato di un approccio ideologico verso un alimento come il vino che – conclude la Coldiretti – è parte integrante della dieta mediterranea e ha diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono rimaste stati individuati nel Caucaso, mentre in Italia furono fatti ritrovamenti in Sicilia già 4100 anni prima di Cristo.

Serena Megna

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