Una donna di 51 anni di origine rumena è indagata dalla polizia italiana dopo che la Guardia di Finanza ha scoperto una frode da 3,4 milioni di euro. L’indagine fa parte di un’operazione più ampia portata avanti dalle autorità italiane, denominata “Phoenix” e che si è estesa a tre città: Treviso, Venezia e Padova.
Dalla redazione dell’Observer il 27.02.2024, 16:07
La rete di cui faceva parte la donna rumena era una rete complessa che comprendeva come complici sia i parenti della donna che cittadini italiani. Più precisamente, la donna ha esercitato la prostituzione in Italia tra il 2016 e il 2023. Durante questo periodo è riuscita a raccogliere la somma di 3,4 milioni di euro, denaro raccolto non solo grazie all’esercizio del mestiere più antico del mondo, ma anche grazie alla Lo informano le “donazioni” di tre cittadini italiani, complici dell’operazione fraudolenta ilrestodelcarlino.it.
Gli inquirenti lo accusano di due violazioni della legge
Il denaro è stato investito nell’acquisto di beni immobili, case intitolate a parenti della donna o ad altri complici. Pertanto, le somme ottenute e non dichiarate venivano “riciclate” e il denaro andava perduto. In questo modo, la rete guidata dal 51enne romeno si è ritrovata proprietaria di ben 19 immobili, terreni e numerosi conti attraverso i quali venivano trasferiti soldi difficilmente individuabili. Alcuni immobili sono stati venduti, anche in perdita, proprio per dare l’impressione che in queste transazioni non succeda nulla di spiacevole.
Sebbene il denaro provenisse principalmente dalla prostituzione, gli investigatori hanno ritenuto solo due accuse: evasione fiscale e riciclaggio di denaro. La polizia italiana è riuscita a indagare e documentare il caso dopo aver utilizzato intercettazioni telefoniche, sorveglianza fisica ed elettronica dei sospettati e indagini presso le banche dove i complici della donna avevano aperto conti.
Oggi le indagini sono in pieno svolgimento e resta da vedere quale sanzione verrà inflitta alla rumena e ai suoi “soci”. Nel frattempo le autorità italiane hanno confiscato tutti i beni delle persone coinvolte per ottenere un risarcimento di 3,4 milioni di euro.
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