Allerta siccità in Italia. “In alcune zone non piove da quasi quattro mesi”


Le amministrazioni di diverse regioni d’Italia sono preoccupate per il rischio di siccità in questo Paese, in aumento per la mancanza di piogge.

diritto Agenzia di stampa ANSAle regioni settentrionali della penisola sono attualmente le più colpite, ma il problema si sta estendendo anche a parti del centro Italia.

“In alcune regioni, infatti, non piove da quasi quattro mesi e la situazione sta peggiorando, con carri armati già in servizio in alcune località”, informa l’Ansa.

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha già annunciato che chiederà al governo di Roma di dichiarare lo stato di emergenza in questo ambito, cercando possibilmente di coinvolgere i colleghi delle regioni limitrofe.

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“E’ una situazione estremamente delicata, sono mesi che sono preoccupato”, ha detto Fontana.

Anche Alberto Cirio, presidente della regione Piemonte, ha inviato alle autorità centrali del capoluogo una richiesta di dichiarare lo stato di calamità in agricoltura.

Il Ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha annunciato l’istituzione di un Comitato Nazionale di Coordinamento degli Osservatori con le Autorità di Bacino.

“Stiamo allestendo un tavolo politico istituzionale di alto livello per fare il punto sulle misure a livello nazionale”, ha affermato il ministro italiano.

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Questo stato di allerta si sta sviluppando rapidamente anche nel centro Italia, secondo il rapporto dell’associazione dei consorzi per la ripresa, che parla di “prima stagione in cui si evidenziano in maniera massiccia le conseguenze dei cambiamenti climatici nella penisola”.

In Toscana, ad esempio, il fiume Arno ha la metà della sua portata rispetto alla media mensile, e l’Ombrone è ridotto allo stato torrentizio. Nelle Marche il fiume Sentino ha già raggiunto un minimo storico, così come l’Esino e il Nera.

In Umbria gli invasi del Lago Trasimeno e della diga di Maroggia si sono praticamente dimezzati rispetto agli anni precedenti e il Tevere ha registrato il livello più basso dal 1996. Nel Lazio la situazione del fiume Aniene è grave, la portata del fiume Sacco è al collasso e stessa sorte i livelli dei laghi di Nemi e Bracciano, che scendono drasticamente.

L’acqua è diventata ovunque una risorsa rara e preziosa. Federico Caner, assessore al Veneto e coordinatore al settore agricolo della Conferenza delle Regioni, afferma che se la situazione persiste, saranno costretti a chiedere al governo di intervenire per imporre l’uso dell’acqua per scopi umani e agricoli piuttosto che utilizzarla per la produzione di energia, finendo così inevitabilmente nei guai per un settore già duramente messo a dura prova dagli eventi internazionali e dalla crisi energetica mondiale causata dalla guerra in Ucraina.

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La società Edison, in accordo con la Regione Lombardia, ha deciso di aumentare per i prossimi dieci giorni gli scarichi idrici a valle degli invasi valtellinesi. Una scelta che ridurrà ulteriormente la produzione idraulica, già in calo di oltre il 50% rispetto alle medie storiche.

L’allarme riguarda però soprattutto il settore agricolo. Il Consorzio Recupero Burana, che cura buona parte dei terreni agricoli dell’Emilia-Romagna, afferma che se questa situazione persiste, non ci saranno più le condizioni per estrarre l’acqua dal Po e quindi per irrigare i campi.

Da qui l’appello, in parte condiviso da tutti gli attori di questa professione, a “utilizzare con cautela le limitate risorse idriche a disposizione”.

Anche Coldiretti, la più grande associazione del settore agricolo italiano, lancia l’allarme sulla siccità. Secondo i rappresentanti dell’associazione, più di un quarto del territorio nazionale italiano (28%) è minacciato dalla desertificazione.

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Ma la parte più preoccupante, ha detto Coldiretti, è l’avanzata del cuneo salino, causato dall’innalzamento del livello del mare, che rende impossibile la coltivazione nelle zone deltizie a causa dell’alto livello di acqua salata che raggiunge i fiumi.

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Tarso Mannarino

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