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L’anno scorso Alberto Scagni sconvolse Genova e l’Italia intera con un delitto orribile. L’uomo ha ucciso la propria sorella con straordinaria brutalità, dopo averla pugnalata 24 volte fuori casa. La giovane aveva solo 34 anni ed era mamma di un bambino di un anno e mezzo. L’altro giorno, l’italiano di 43 anni, che sta scontando la pena nel carcere di Marassi, è stato picchiato da un suo compagno di cella, un rumeno con cui condivideva la cella.
Di Veronica Micu il 19/10/2023, 11:58
Non sappiamo, per il momento, se si sia trattato di vendetta per il delitto commesso o di regolamento di conti. È certo che sabato 14 ottobre Alberto Scagni è stato aggredito e picchiato selvaggiamente, nel carcere Marassi di Genova, da un suo compagno di cella, un rumeno. GIUSTO oggi loquest’ultimo si è recato in diversi penitenziari, tra cui Sanremo, Biella, Alessandria e Torino, dopo essere stato riconosciuto colpevole dei reati di furto, rapina, furto con scasso, detenzione di armi e aggressione e percosse.
Nessuno sa cosa abbia scatenato la rabbia del rumeno
Secondo la UilPa, il sindacato della polizia penitenziaria, Alberto Scagni è stato duramente picchiato dal rumeno, che ha continuato a picchiare l’uomo anche quando era a terra, privo di sensi.
L’italiano si è salvato grazie al provvidenziale intervento di una guardia, che è riuscita ad entrare ed uscire in tempo dalla cella. Non sappiamo esattamente cosa abbia scatenato la rabbia del rumeno; l’indagine su questo caso è in pieno svolgimento.
L’italiano ha ucciso la sorella con 24 coltellate
Alice Scagni, madre di un bambino di un anno e mezzo, è stata uccisa dal fratello, Alberto Scagni, il 1 maggio 2022. L’uomo ha pugnalato la giovane 24 volte davanti a casa sua.
Ha spiegato agli investigatori che, “mentalmente, è stata un’altra persona” a massacrare Alice, non lui: “Questa è la persona che i miei genitori e i miei vicini hanno fatto morire di fame lunedì per giorni, torturandola mentalmente”, scrive. liberoquotidiano.it.
Alla fine del mese scorso, Alberto Scagni è stato condannato a 24 anni e sei mesi di reclusione, sentenza pronunciata dopo circa due ore di deliberazione.
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