#VOCE La festa più romantica del Diavolo

Articolo scritto da Cosmin Cristian

“Grandios” ha le sue origini nella lingua latina, parte più precisamente da “grandis”, i francesi usano “grandiose” nella loro lingua grandiosa, gli italiani hanno “grandiso”, che gli inglesi hanno preso in prestito come tale per denominare un termine musicale che deve cantare in modo nobile e magnifico. Ma devi ancora nominare qualcosa. E questo in un linguaggio universale.

“Magnifico” era l’aggettivo con cui descrivevo il Milan, al crocevia degli anni più belli, gli anni 90. Fu in questa squadra che Sacchi e Capello conseguirono il dottorato in calcio sotto il patrocinio di Don Silvio Berlusconi, il magnate eccentrico che ha portato i rossi e i neri ai vertici della gerarchia europea, per poi scalare con successo una carriera nella grande politica. La Milano di fine anni ’80 e inizio anni ’90 è una specie di Coca-Cola, era sola nel settore, non si era mai vista niente del genere ed è stata copiata per anni, ma soprattutto senza successo. E questa storia inizia con l’andata di Coppa Italia contro il Parma nel settembre ’86, quando Berlusconi mette gli occhi su un giovane Sacchi, che cerca ancora di imporre il suo stile di gioco “universale”. Le cavie erano i fiorentini (squadra giovanile), e all’epoca a capo dei “crociati” di Parma. Dopo la sconfitta di Fontolan (1-0) in pieno “tempio”, l’ombra dell’aquila calva, di nome Arrigo, aleggiava sulla panchina tecnica di San Siro. Tutti hanno alzato le sopracciglia, un nome per il Milan per assumere uno sconosciuto non era proprio possibile. Come puoi dire che neanche lui era un grande calciatore. Un anno dopo, era ufficiale, Sacchi iniziava il suo mandato milanese e, con il momento, gli anni più belli del “Diavolo”, anni che mettevano la palla in rete del “Professore di Fusignano”, concludendo che “nel Per diventare un buon fantino, non devi essere stato un cavallo prima.” Diritto!

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E dopo due Coppe dei Campioni e uno scudetto saltato sugli ultimi cento di Maradona, Sacchi fa il passo in “Nazionale” e lascia il posto all’ex allenatore della Primavera Fabio Capello, che diventerà “Don” poco dopo aver smantellato in sordina la tradizione della continuità al la cima. E anche Răducioiu è caduto nelle mani di Don Fabio, dopo il Mondiale americano, dove ha segnato di poco contro il miglior portiere del mondo, Thomas Ravelli. Con sogni e speranze, è andato alla squadra piena della genialità di Van Basten. Che solo lui, con gli altri due olandesi, aveva portato alla perfezione questa squadra. Quello che, secondo alcuni, sarebbe stato ottenuto durante il match contro la Steaua, durante questa finale del 1989, al Camp Nou. Prego, questo ufficialmente, perché di fatto si trattava di un San Siro allontanato mille miglia per un trionfo che i rossonerri attendevano da oltre vent’anni. E questo ci porta al periodo in cui il “catenaccio” raggiunse la sua maturità, gli anni ’60.

Dopo la scandalosa partenza di Bela Gutman da San Siro, quando era in testa al campionato italiano, il Milan non sentiva più l’aria forte delle altezze. Due Coppe Latino e una finale persa con il grande Real, era troppo poco per gli italiani che, all’inizio degli anni ’60, chiamarono uno dei pionieri del sistema di gioco detto “catenaccio”, Nereo Rocco.

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Rocco aveva dimostrato a Padova che il sistema proposto nel calcio dall’austriaco Rappan, negli anni ’30, produce effetti positivi sul tabellone e, con una maggiore qualità dei giocatori, può raggiungere le vette. E a Milano ce n’erano molti. Erano i tempi di Maldini (padre), Altafini e del “Golden Boy” Rivera. E una sete di grandi trofei europei.

La “classe 62/63” ha demolito praticamente tutto ciò che si frapponeva nella precedente Coppa dei Campioni, che si trattasse del Galatasaray, dell’Ipswich o del “pazzo” Dundee di Bill Shankly in semifinale. vittoria, ha fatto un salto in più, a Wembley, contro il Benfica di Eusebio, vincitore delle due precedenti finali. E Rocco è stato come un guanto in quella posizione di ‘sfavorito’ nell’ultima partita, capendo che per surclassare il portoghese doveva essere più furbo, visto che tecnica ed esperienza erano dalla parte lusitano.

‘Che vinca la squadra migliore’ disse un giornalista dell’epoca, e la risposta di ‘El Paron’ si riflette perfettamente nell’efficace azione del Milan a Wembley il 22 maggio, battendo il temibile Benfica. vetrina attuale; “…non sperare”.

Associazione Calcio Milan, e non Milan, perché l’influenza inglese si ritrovava fin dal titolo, tanto di cappello a Sir Kilpin e Edwards, è sinonimo del club italiano più vincente nelle competizioni europee, “salito” sul palco principale di San Siro nomi che rimarranno scolpiti a lettere d’oro nella storia del calcio, una storia britannica iniziata nel nord Italia, legata al cricket e perfezionata dal gioco che Shostakowich chiamava magistralmente “le masse del balletto”.

Oggi, 123 di Milano Grande e Infinita.

Il campionato del mondo in Qatar si svolge dal 20 novembre al 18 dicembre e tutte le informazioni sull’evento più importante di fine anno sono disponibili su Eurosport.ro e sull’applicazione Eurosport, scaricabile da App Store Dove Play Store.

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