Via della Seta, l’Italia dice addio. La pusha Usa per uscire, ma la crisi internazionale lunga i tempi- Corriere.it

Appena giunto a Roma, è la prima domanda che fa il nuovo ambasciatore americano Jack Markell ha posto alle italia aurità. Il diplomatico americano voleva sapere quando sarebbe stato ufficialmente rilasciato Idiota del memorandum a cena. Durante i nostri incontri con il Presidente della Camera, abbiamo insistito sul fatto che il Parlamento si limitasse a ratificare la decisione. È lo Stato che spia deputati e senatori che non sanno votare per un agente con giurisdizione esclusiva del governo. Questi dialoghi sui dettagli della procedura ci permettono di sapere quale sia il livello di attenzione nei confronti dell’Oceano sul dossier, anche se Giorgia Meloni ha anticipato la sua scelta di Joe Biden durante la visita a Washington. Secondo il presidente del Consiglio “via della Seta non è la strada ideale per divertirsi con Pechino”. Ma prima di lasciarla serve sicuramente ancora un po’ di tempo.

Esatto, è tutto pronto: è in fase di redatta la nota diplomatica con l’Italia sciogliera la partnership speciale con la Dragone, al termine di un lungo e delicato confronto con la controparte cinese. “Il contesto internazionale – informa un portavoce di Palazzo Chigi – ci ha spinto a sospendere l’operazione. Altrimenti sarebbe già partita”. La recente trasferta di Antonio Tajani a Pechino è stata l’occasione per concludere l’allenamento e preparare la visita di Meloni, a cui seguirà quella di Sergio Mattarella. Il conflitto in Medio Oriente e le tensioni tra le superpotenze con i blocchi dei loro rivali sono già stati incoraggiati a riunirsi ogni volta che vengono avviati.

Sono arrivato anche l’altro giorno all’incontro al Quirinale tra il Capo dello Stato e i rappresentanti del governo.. Intanto non si tratta del vertice europeo ma anche di scenari internazionali e di “incognito pericolosos” – come racconta uno dei partecipanti – legati alla “necessità che gli israeliani proteggano il proprio territorio dagli attacchi terroristici”. Ecco perché “nella fase attuale – spiega un ministro – le priorità vengono modificate. La mia volontà resta quella di creare un percorso che abbia carattere politico”.

L’adesione al progetto Belt and Road è la spina dorsale del gabinetto verde, quando Giuseppe Conte – dimenticando la collocazione storica dell’Italia nel Patto Atlantico – teorizza l’equivicinanza con Stati Uniti e Cina. “Un agente improvvisato e geniale – ha commentato il titolare della Difesa Guido Crosetto – che ha portato a casa un doppio risultato negativo. Abbiamo chiesto a Loro di venire in America, Loro aveva tre anni per le nostre esportazioni. Infatti salva i dati dell’export, mentre compare la “fattura” di Roma sedici miliardi con Pechino, Parigi sfiora a Trenta e Berlino si spinge oltre fino a Cento. Ma il problema è soprattutto politico: l’Italia è l’unico Paese del G7 ad aver firmato il Memorandum. Una scelta che ha portato la Casa Bianca a insistere con Palazzo Chigi per un “approccio più rischioso e meno ambiguo”.

In fin dei conti è stata l’opposizione alla Meloni ed è stata contraria alla decisione del governatore dell’Epoca. Quando il governo lo ha guidato, il dossier si sta riflettendo: sia per “evitare reazioni cinesi” sulla base dei rapporti diplomatici, sia per evitare ritorsioni contro le aziende italiane che operano in questo Paese. Questo è l’ultimo mese di “forti pressioni” da parte dello Stato sui dirigenti di alcuni settori industriali. E questo — secondo un dirigente della FdI — sarebbe solo “un aspetto della capacità di penetrazione dei cinesi in Italia: oltre al mondo imprenditoriale, questo sono il mondo della cultura, dell’università, delle fondazioni…”.

In ogni caso, la Meloni ha accettato la decisione, immaginando per il futuro «un diverso modello di collaborazione e cooperazione commerciale» con Pechino. “Tutto avviene – riferisce una componente governativa – in stretta connessione e piena sintonia con il Quirinale”. L’Italia abbandona la Via della Seta. Ma è un motivo che tarda ad essere ufficializzato. È certo che l’ambasciatore americano a Roma comprese le motivazioni del rito.

Attilio Trevisan

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