Un’infermiera italiana è diventata milionaria dopo la morte del vecchio di cui si prendeva cura. Il testamento, impugnato in giudizio


Antea Placida Retta, una badante italiana di 57 anni, è stata portata in tribunale dopo che è emerso che era l’unica erede nel testamento del ricco uomo d’affari romano Mario Di Carlo, morto nel 2017 all’età di 90 anni. Possedeva già un appartamento dal valore di oltre 2 milioni di euro, situato nel centro storico di Roma, che Di Carlo ha trasferito al nome della donna durante la sua vita. I nipoti dell’uomo hanno citato in giudizio il banchiere, ora accusato di aver approfittato dei momenti vulnerabili del milionario italiano affetto da demenza senile, riferisce Il Messaggero.

Con la stessa accusa è processato anche l’autista di Mario Di Carlo, Gino Cerroni, che alla fine si è pentito del proprio comportamento e ha deciso di informare i nipoti del suo datore di lavoro che hanno poi sporto denuncia.

Secondo le accuse, l’imprenditore sanitario Mario Di Carlo è stato truffato per sei anni, dal 2009 al 2015, dalla badante Antea Placida Retta.

“Avrebbe potuto regalarle borse Louis Vuitton, con i suoi soldi era come regalarle dei dolci, ma non un appartamento nel centro di Roma. Dopo la morte della moglie era molto cambiato”, racconta uno dei suoi collaboratori. Così la domestica risulta essere la proprietaria di un appartamento in Largo del Nazareno (vicino alla Fontana di Trevi), del valore di 2.600.000 euro, di una polizza vita da 3 milioni di euro e ogni settimana riceveva in paghetta la somma di 125.000 euro.

L’imprenditore italiano ha incontrato l’infermiera in questione in ospedale, quando la moglie è stata ricoverata in ospedale, gravemente malata, e le ha offerto un lavoro presso la clinica Villa Delia, di sua proprietà. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che la donna, in realtà, avrebbe potuto godere di un momento di fragilità da parte dell’uomo che, nel 2009, iniziò a manifestare i primi segni di demenza senile. Antea Placida Retta si guadagnò così la fiducia di Di Carlo e riuscì ad ottenere, secondo l’accusa, una serie di vantaggi economici, fino alla sua nomina ad erede unico, escludendo totalmente i tre nipoti.

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Badanta riuscì a convincere Di Carlo ad aggiungerlo come beneficiario al suo conto in banca, diventandone comproprietario. Libero accesso al patrimonio economico di chi ha firmato anche assegni in bianco. La donna avrebbe ripetutamente trasferito denaro ai suoi parenti e si sarebbe concessa un’indennità settimanale di 125mila euro. Avrebbero anche tentato di vendere molti degli appartamenti dell’uomo tramite un’agenzia.

Ma non solo l’infermiera avrebbe approfittato della precaria salute mentale dell’ex imprenditore, ma anche del suo autista, Gino Cerroni, accusato di aver incassato numerosi assegni da 74mila euro.

Inizialmente due medici di Villa Delia sono stati accusati di aver falsificato i certificati relativi allo stato di salute del vecchio, sostenendo di aver potuto capire cosa stava succedendo al momento della firma del testamento e di averlo fatto consapevolmente. Il fratello dell’infermiera è stato anche accusato di aver ricevuto, a più riprese, assegni in bianco dall’appaltatore e bonifici di 15.000 euro. Il processo penale è ancora in corso, ma il procedimento penale contro i due medici e il fratello dell’infermiera è prescritto.

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Selene Blasi

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