Giorgia Meloni intende apportare grandi modifiche all’architettura costituzionale italiana e abbandonare la repubblica parlamentare a favore di un sistema semipresidenziale sul modello francese, scrive politica.
La crescente instabilità politica in Italia, un Paese che ha avuto 68 primi ministri in 77 anni, ma anche le ambizioni politiche di alcuni leader che sentivano di avere troppo poco potere dalla carica di primo ministro, hanno portato negli anni a tentativi di cambiare il modello di governo parlamentare italiano a uno meno soggetto all’instabilità.
È il modello francese che ha affascinato i politici italiani nel corso degli anni – Silvio Berlusconi e altri predecessori hanno fallito nei loro tentativi – ma Giorgia Meloni crede che possa portare a un cambiamento così significativo.
In un primo giro di trattative con i vertici dell’opposizione italiana martedì, la Meloni ha proposto l’idea di applicare in Italia un sistema semipresidenziale sul modello francese.
Come previsto, la Meloni ha incontrato una forte resistenza da parte dell’opposizione di centrosinistra, che teme che una tale riforma concentrerebbe troppo potere nelle mani di una sola figura politica.
I fondatori della repubblica italiana del dopoguerra avevano in mente questa idea quando crearono il sistema parlamentare, tanto più che il paese aveva appena superato l’era della dittatura fascista di Benito Mussolini.
Nonostante l’opposizione, la Meloni è convinta di dover portare avanti il progetto di riforma costituzionale, che a suo dire darebbe maggiore stabilità al Paese, maggiore responsabilità democratica e darebbe agli italiani la possibilità di scegliere direttamente il proprio leader.
“L’instabilità ha danneggiato molto il nostro Paese, rispetto a paesi come Francia o Germania. L’instabilità ha prodotto debolezza economica e l’indebolimento dei rapporti tra cittadini e governi creati da accordi dietro le quinte. chiusi, senza che loro avessero voce in capitolo”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio del governo italiano.
Come funziona il parlamentarismo italiano
Nelle repubbliche parlamentari, il governo si forma dopo negoziati tra partiti o fazioni parlamentari, spesso attraverso la formazione di coalizioni. Esistono però anche situazioni in cui si possono formare governi cosiddetti “monocolore”, formati cioè da un unico partito.
In questi sistemi, il presidente svolge un ruolo puramente cerimoniale e non detiene alcun vero potere esecutivo. In molti paesi che utilizzano tale sistema, il presidente è eletto dal parlamento e rappresenta un simbolo della nazione piuttosto che un vero e proprio attore politico. Tuttavia, ci sono anche casi in cui le repubbliche parlamentari hanno sistemi di elezione presidenziale diretta.
D’altra parte, i primi ministri sono i capi dell’esecutivo e quelli che governano, e la nomina da parte del presidente è solo un atto simbolico, essendo il capo dello Stato, a volte, addirittura obbligato per legge a nominare un politico che abbia il sostegno della maggioranza parlamentare come Presidente del Consiglio. Poiché sono composte da diversi partiti e fazioni parlamentari, le maggioranze sono spesso instabili e possono spesso far cadere il governo.
I Primi Ministri italiani sono nominati dal Presidente della Repubblica dopo le elezioni o dopo la caduta del precedente governo e possono essere rimossi solo con voto a maggioranza parlamentare. Tale voto può aver luogo in qualsiasi momento, a seconda della costituzione del paese.
Secondo Giorgia Meloni è ora che questo sistema finisca. Il suo punto di vista è stato condiviso in passato dal suo predecessore, Silvio Berlusconi, che voleva anche consolidare un sistema con un esecutivo più forte in Italia.
La Meloni vuole adottare un sistema semipresidenziale che trasformi il presidente della repubblica da burocrate politicamente neutrale con prerogative puramente cerimoniali in un leader con poteri esecutivi che verrebbe eletto dai cittadini ogni cinque anni.
“Giù le mani dal presidente della Repubblica”, dice la principale leader dell’opposizione, Elly Schlein. La presidenza, ha detto, “ha garantito stabilità nei momenti più difficili ed è garanzia di credibilità internazionale dell’Italia”.
Come funziona il presidenziale francese
Al contrario, la Francia opera sulla base di un sistema semipresidenziale, ma con un presidente esecutivo più forte che in altre repubbliche simili, come la Romania.
Il presidente francese ha ampi poteri esecutivi e una maggiore influenza all’interno del governo, dove nomina il primo ministro ma non può destituirlo. Può, tuttavia, chiedergli di dimettersi, e l’influenza presidenziale in Francia è abbastanza grande perché una tale richiesta porti alla caduta del governo.
Tuttavia, il potere del presidente francese ha dei limiti e ci sono anche casi in cui le maggioranze parlamentari risultanti dalle elezioni non sono dello stesso colore politico di quella del presidente, una situazione in cui quella che nel sistema francese viene chiamata “la convivenza “si verifica.
Tuttavia, poiché il mandato del presidente e del parlamento è di cinque anni e le elezioni si tengono a breve distanza l’una dall’altra, la convivenza è meno probabile e il presidente riesce più spesso a ottenere la maggioranza in parlamento.
Il Presidente della Francia viene eletto direttamente dai cittadini francesi ogni cinque anni e una persona può essere eletta a questa carica solo un massimo di due volte.
D’altra parte, il sistema semipresidenziale differisce notevolmente dal sistema puramente presidenziale in quanto in quest’ultimo il presidente è sia capo di stato che capo di governo – è il caso degli Stati Uniti, della Corea del Sud o di diversi stati sudamericani, come come il Brasile.
Che possibilità ha Giorgia Meloni di cambiare radicalmente l’architettura costituzionale dello Stato italiano
Il desiderio di Giorgia Meloni di porre fine al parlamentarismo italiano e di istituire un sistema di tipo presidenziale in Italia è una conseguenza della sua carriera politica finora, ritiene un esperto italiano, citato da Politico.
“La Meloni ha una forte tradizione presidenzialista. Dal 1958 il Movimento Sociale Italiano, il partito capostipite di Fratelli d’Italia, ha visto con occhio positivo il semipresidenzialismo francese, mentre tutti gli altri partiti lo hanno visto con avversità», spiega Fulco Lanchester, professore emerito di diritto costituzionale e Italiano comparativo presso l’Università La Sapienza di Roma.
Un’alternativa che emerge dalle consultazioni di martedì sarebbe un cosiddetto sistema del “primo ministro” – in cui la carica di primo ministro diventa più potente e nominata con voto popolare diretto. Un tale sistema potrebbe essere creato senza il cambiamento completo della costituzione italiana.
Se la Meloni vuole cambiare radicalmente il sistema costituzionale italiano, potrebbe diventare il primo leader italiano a farlo. Potrebbe anche provare a farlo senza il sostegno dell’opposizione, con i partner di governo Forza Italia e Lega che accettano un cambiamento nel modello politico.
Editore: Adrian Dumitru
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