Prima di diventare Primo Ministro italiano, Giorgia Meloni era una delle voci più forti dell’UE in materia di migrazione. All’opposizione, ha avvertito che c’era un tentativo di sostituire i nativi italiani con stranieri e ha promesso di istituire un blocco navale per impedire ai migranti di attraversare il Mediterraneo verso l’Europa.
Durante il suo mandato, però, ha adottato un atteggiamento molto diverso. Da un lato, le statistiche mostrano un aumento improvviso degli arrivi irregolari in Italia. D’altronde il governo ha addirittura introdotto una legge che potrebbe portare in Italia 1,5 milioni di nuovi migranti, attraverso canali legali.
In un momento in cui la destra e l’estrema destra sono in ascesa in vista delle elezioni europee della prossima primavera, le politiche della Meloni rappresentano un cambiamento significativo di rotta per il blocco conservatore del continente, mentre la retorica aggressiva cede il passo alle realtà della governance, scrive Politico.
“Una volta al governo, bisogna trovare soluzioni anziché capri espiatori”, spiega Claudio Cerasa, caporedattore del quotidiano centrista italiano Il Foglio.
Migrazione, una soluzione al declino demografico
Le realtà sono complicate. La Meloni guida un Paese in stagnazione economica e declino demografico.
Negli ultimi dieci anni la popolazione italiana è diminuita di circa 1,5 milioni di persone (più della popolazione della città di Milano). In 39 delle 107 province ci sono più pensionati che dipendenti.
Tali cifre hanno spinto il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti ad avvertire all’inizio di questo mese che nessuna riforma delle pensioni potrebbe “mantenere nel medio e lungo termine i tassi di natalità che conosciamo oggi in questo Paese”.
Il decreto Meloni sull’immigrazione legale stima che l’Italia avrà bisogno di 833.000 nuovi immigrati nei prossimi tre anni per colmare il gap lavorativo.
La legge apre la porta a 452.000 lavoratori nello stesso periodo per occupare posti di lavoro stagionali in settori come l’agricoltura e il turismo, nonché posizioni a lungo termine come idraulici, elettricisti, bidelli e meccanici.
“Si tratta di un comportamento estremamente pragmatico”, ha affermato Matteo Villa, esperto di migrazione presso il think tank italiano ISPI. “C’è stato un cambiamento nel discorso”, ha detto.
Considerate le norme italiane sul ricongiungimento familiare, che consentono ai residenti di portare i propri cari nel Paese, “è facile prevedere che tra circa 10 anni questi numeri triplicheranno”, portando circa 1,5 milioni di migranti, ha affermato Maurizio Ambrosini, professore di sociologia e scienze umane. esperto di migrazione. all’Università degli Studi di Milano, ha detto a Politico.
Il governo Meloni, ha aggiunto, “è stato spinto ad attuare una politica più realistica” dalla classe imprenditoriale, che costituisce gran parte del suo sostegno.
Nicola Procaccini, eurodeputato vicino alla Meloni e anche copresidente del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, di cui fa parte il partito Fratelli d’Italia della Meloni, ha negato qualsiasi cambiamento di approccio.
“Stiamo facendo al governo ciò che abbiamo sostenuto in precedenza: nessuna nazione può fare a meno di un volume moderato di migrazione, ma deve essere piccola, sostenibile e governata”, ha affermato.
In aumento anche l’immigrazione clandestina
Sebbene la Meloni continui ad adottare una linea dura sugli arrivi irregolari, non ci sono prove che questa linea sia efficace.
Secondo i dati del governo, il numero di persone che arrivano in barca dopo aver attraversato il Mediterraneo è più che raddoppiato quest’anno raggiungendo quota 106.000, rispetto alle 53.000 dello stesso periodo dell’anno scorso.
La politica della Meloni è stata criticata a febbraio, quando circa 100 migranti sono annegati dopo che la guardia costiera non si è mobilitata per aiutare un’imbarcazione che si è capovolta al largo della costa calabrese vicino alla città di Cutro.
Da allora il suo governo ha rivolto la sua attenzione alle imbarcazioni di salvataggio gestite dalle ONG, accusandole di incoraggiare i migranti a rischiare la traversata. All’inizio di questo mese, l’Italia ha sequestrato temporaneamente tre navi che trasportavano migranti soccorsi in mare.
Allo stesso tempo, la Meloni si è unita alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel stringere un controverso patto con la Tunisia, offrendo aiuti finanziari in cambio degli sforzi per fermare i migranti che attraversano il Mediterraneo.
Tuttavia, dalla firma del protocollo d’intesa a luglio, gli arrivi sono aumentati di quasi il 40%.
Il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi ha sottolineato che dall’inizio dell’anno la Tunisia ha bloccato la partenza di oltre 40mila migranti. “Si tratta di risultati incoraggianti, ma ancora insufficienti”, ha ammesso.
L’approccio pragmatico di Meloni alla migrazione non è passato inosservato ai suoi alleati di destra, in particolare all’interno del partito di estrema destra della Lega, che fa parte della coalizione di governo.
“Dove è andato il premier Meloni che parlava del blocco navale?” si è chiesto Attilio Lucia, leghista e vicesindaco della città di Lampedusa, la piccola isola dove arrivano la maggior parte dei migranti.
“Speravamo che se finalmente avessimo avuto un governo di destra la situazione sarebbe cambiata, ma la destra sta diventando peggio della sinistra”, ha detto.
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