L’assenza dell’estensione di Schengen dall’ordine del giorno del Consiglio Giustizia e affari interni (GAI) di marzo rende difficile rilanciare il dibattito sull’adesione all’area Schengen durante quest’anno, perché è necessaria una nuova strategia per raggiungere questo obiettivo per nostro paese fino alle elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno, ha detto martedì sera ad Agerpres l’eurodeputato Victor Negrescu.
L’eurodeputato socialdemocratico, vicepresidente della commissione per la cultura e l’istruzione (CULT) e membro delle commissioni per i bilanci (BUDG) e per gli affari costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo, ha sollevato la questione nell’ambito del Consiglio GAI del 9 e 10 marzo, il cui ordine del giorno prevede, nella sezione delle attività non legislative, “La situazione generale dello spazio Schengen”, ma non l’adesione di Romania e Bulgaria a Schengen.
“Purtroppo il tema dell'(allargamento) di Schengen non è all’ordine del giorno del Consiglio GAI di marzo e questo rende difficile rilanciare il dibattito sull’adesione all’area Schengen durante quest’anno. , perché un possibile voto, o un nuovo voto , bisogna essere preparati.Vi ricordo che lo scorso anno ci sono state due riunioni che hanno preceduto il voto di dicembre durante le quali si è discusso dell’allargamento dell’area Schengen, e in queste occasioni si è discusso anche dei progetti che regolano l’adesione all’area Schengen In questo contesto, è ovvio che dobbiamo sviluppare una nuova strategia per raggiungere questo obiettivo per il nostro Paese entro le elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno, il che significa essere più presenti nelle capitali europee, sviluppare un’azione congiunta con la Commissione europea in per convincere i partner europei e, perché no, tentando allo stesso tempo un dialogo con i partner austriaci, me diatizzato – se non è possibile direttamente – dalla Commissione europea o dagli stati influenti dell’Unione europea”, ha detto Negrescu nella dichiarazione ad Agerpres.
Ha voluto ricordare il fatto che nel prossimo periodo ci saranno le elezioni regionali in Austria, e le discussioni avute con diversi funzionari europei, ci sono segnali che ci possa essere una certa flessibilità della posizione austriaca dopo queste elezioni.
“Mi risulta che Svezia e Spagna, che quest’anno occupano successivamente la presidenza del Consiglio dell’Ue, stiano cercando delle soluzioni. In questo senso ho dialogato personalmente con i rappresentanti dei due Stati, sono stato anche a Madrid, ho discusso con i ministri svedesi stiamo cercando soluzioni ed è importante che, in questa logica, tutti gli attori interessati in Romania sostengano questo passo importante per il nostro Paese”, ha sottolineato l’eurodeputato socialdemocratico.
Secondo lui bisogna tornare su un altro tipo di argomentazione, “per dimostrare ancora una volta che questo veto applicato all’allargamento dell’area Schengen con Romania e Bulgaria è in realtà un veto alla solidarietà europea e che la posta in gioco va oltre la Romania ed è molto più ampio, compresa la nostra capacità di rispondere alle sfide attuali”.
Un eventuale disaccoppiamento tra l’adesione della Romania e quella della Bulgaria non è più rilevante, il contesto è ora diverso da quello della fine dello scorso anno. “Penso che il momento del disimpegno sia stato perso. Potrebbe essere fatto l’anno scorso nel contesto della Croazia con un documento separato per l’adesione all’area Schengen, e potremmo anche richiederlo in questo momento. In quel momento stavo dicendo queste cose nello spazio pubblico. Oggi è troppo tardi; stiamo parlando di un pacchetto di adesione, quindi non abbiamo solo il rifiuto dell’Austria, abbiamo anche il rifiuto dei Paesi Bassi. Infatti, subito dopo questo voto di dicembre, il Il cancelliere austriaco e il primo ministro olandese si sono incontrati in quel momento e hanno detto pubblicamente – forse avremmo dovuto essere più attenti a quanto detto – che non avrebbero più sostenuto l’allargamento di Schengen senza ulteriori garanzie all’area migratoria. difficile per l’Unione europea produrre risultati concreti in così poco tempo”, ha spiegato Victor Negrescu, osserva G4media.ro.
La riunione del 9 e 10 marzo è anche la prima riunione ufficiale del Consiglio GAI dopo quella dello scorso dicembre, dove era all’ordine del giorno anche l’adesione di Croazia, Romania e Bulgaria all’area Schengen. Di questi tre Paesi, solo il primo ha avuto il via libera, diventando membro dello Spazio europeo di libera circolazione il 1° gennaio. Nel caso di Romania e Bulgaria non c’è stata l’unanimità, anche se i due Paesi soddisfacevano tutti i requisiti tecnici necessari, che la Commissione Europea ha riconosciuto dal 2011, in particolare a seguito delle valutazioni fatte dagli esperti europei. L’opposizione è arrivata da Austria e Paesi Bassi, con quest’ultima che ha affermato che la Bulgaria non è ancora pronta per entrare in Schengen.
L’ordine del giorno del Consiglio GAI potrebbe ancora subire modifiche a seguito della riunione del COREPER (Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri presso l’Unione europea), prevista per mercoledì.
Tuttavia, è estremamente improbabile che l’adesione di Romania e Bulgaria a Schengen venga introdotta nell’agenda del Consiglio GAI negli ultimi cento metri, poiché all’inizio dell’anno la Presidenza svedese del Consiglio dell’UE ha dichiarato che lo farà non impegnarsi in una votazione su questo tema a meno che non si raggiunga un accordo con i paesi che si oppongono all’adesione dei due stati. Tuttavia, nell’ultimo periodo non vi è stato alcun cambiamento nelle posizioni ufficiali di Austria e Olanda.
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