La tragica fine di un 24enne capovolge il mondo della giustizia in Italia. Il giovane si è suicidato dopo aver scoperto che la fidanzata con cui stava parlando su internet era in realtà un personaggio immaginario inventato da un uomo di 64 anni. Il ragazzo non ha affrontato lo shock emotivo e si è preso le sue giornate. Da un anno gli avvocati esaminano la legislazione per incriminare chi ha truffato. Oggi la decisione del tribunale è stata una misera multa di 825 euro.
Daniele, il 24enne, si è suicidato quando ha scoperto che la fidanzata conosciuta in chat era in realtà un uomo che voleva tradirlo. Da più di un anno e mezzo Daniele ha avuto una relazione virtuale con una giovane donna. Per coincidenza, il ragazzo ha trovato su un altro sito le foto che la “ragazza” gli aveva inviato. Quando ha chiesto cosa stesse succedendo dall’altra parte della linea, gli è stata sgarbatamente detta la verità. La persona con cui stava parlando ha ammesso che si trattava di un uomo, di 64 anni, e che lo scopo dei colloqui era quello di manipolarlo.
Durante i 18 mesi di colloqui, ci sono stati giorni in cui Daniele e la ragazza che pensava fosse la ragazza di cui si era innamorato hanno parlato per 17 ore di fila, e la relazione virtuale ha contato più di 8.000 messaggi, secondo Correre.itlettura dell’atto d’accusa.
Il giovane ha ceduto allo shock emotivo e la vergogna ha posto fine alla sua vita. La madre lo trova impiccato con accanto un biglietto indirizzato a colui che gli ha dato la vita: “”Non te l’ho mai detto, ma ti auguro buon mondo…”.
I genitori di Daniele hanno combattuto in tribunale per ottenere una condanna per l’uomo che ha attirato il giovane in un gioco mentale manipolandolo.
La decisione della Procura di venerdì ha rattristato profondamente i genitori di Daniele. Il pm ha qualificato il reato (art. 586 cp) come “morte per altro delitto”. Si è trattato solo di un ‘sostituto di persona’ ed è stata inflitta una multa di 825 euro, in quanto il 64enne ‘non ha chiesto soldi’.
Il caso ha aperto un intero dibattito tra avvocati che affermano che l’uomo potrebbe teoricamente essere imputato ai sensi dell’articolo 586 del codice penale.
«Quando la morte o le lesioni di una persona conseguono da un atto inteso come delitto doloso, quindi colposo del colpevole, si applicano le disposizioni dell’articolo 83, ma le pene stabilite dagli articoli 589 e 590 sono. rapporto di conseguenza tra il prevedibile delitto e l’evento mortale”, ha spiegato un avvocato ai media italiani.
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