Articolo di Alin Buzarin – Inserito venerdì 06 gennaio 2023, 14:50 / Aggiornato venerdì 06 gennaio 2023, 14:51
Il grande attaccante scomparso è l’emissario di quella generazione romantica, tanto tempo fa, ma che è riuscita a stupire chi crede che l’idea del passato non possa essere fatta risalire a più di 25-30 anni fa
Pelé era del passato, storie, immagini in bianco e nero, la maggior parte delle quali riconfezionate tecnologicamente per resistere ai rigori dei dispositivi di oggi. Presente anche Vialli, il primo grande assente dal calcio nel 2024. O almeno il recente passato.
È rivolto a noi
Lo è anche per chi l’ha visto a Sibiu, nel 1989, contro la Romania (1-0 per noi, un’amichevole), e per i tifosi della Dinamo che pareggia clamorosamente dopo lo svarione di Sandu Nicolae, e per chi ha visto il Chelsea alla fine dell’ultimo millennio, con Dan Petrescu, dove Gianluca ha giocato e allenato, e ai tifosi rumeni dell’Italia di oggi (in piena era Messi o Mbappe, dobbiamo ammettere che siamo sempre meno!), che a Euro 2020 nel 2021 ho notato una figura accanto a un magro Mancini con berretto e barba a punta.
Sì, era Vialli, era malato di tumore al pancreas da diversi anni, e il “gemello” Roberto lo prese nel suo staff, insieme a Evani, Lombardo, Salsano, tutti i suoi “azzurri” della Sampdoria.
Non dire sara…
Quindi Vialli appartiene a noi, a noi che ora abbiamo cinquant’anni, forse dieci anni in più, forse dieci anni in meno. Il che, se sentiamo da qualche parte “Forse non sara una canzone”, ci giriamo subito la testa, sapendo che sta arrivando Gianna Nannini, che i giovani, per quanto ne hanno sentito parlare, non possono che considerarlo infantile, per noi rimane nostro.
Noi che apparteniamo a questa generazione, non potevamo fare a meno di essere toccati dal calcio italiano. Siamo diventati milanisti, interisti, juventini, fiorentini, napoletani, romani o laziali in una gioventù condivisa con quella di Vialli.
legno di violino
Il “Corriere della Sera” ha reso un ultimo omaggio al mare recentemente scomparso, venerdì a mezzogiorno. Lo ha chiamato StradiVialli, perché Gianluca è cremonese. Nasce lì, il 9 luglio 1964, nella città dei violini Stradivari, affilati da Antonio Stradivari quattro secoli fa, alcuni dei quali da un legno speciale, che lo stesso liutaio aveva scoperto durante un viaggio attraverso le foreste della Bucovina.
Certo, per molti contemporanei, pedoni per le strade dei centri commerciali, Stradivarius è meno un violino e più un negozio di accessori e accessori da donna, ma questo è un altro discorso.
Una domenica cremonese
Sono stato nella città natale di Gianluca, la scorsa primavera, in una fredda domenica bagnata da qualche breve acquazzone. La città è lombarda, ma dista solo pochi chilometri dal confine emiliano e lì ha assunto la dogana. Con formaggio e tutto, che viene servito ovunque, per strada.
Per chi non ha il tempo o la voglia di andare al Museo del Violino o al duomo dove suona l’organo, ci sono, per gioco, alle bancarelle, parmegiani a forma di violino. Mangi e immagini la musica.
Al centro, su via Garibaldi (ovunque in Italia la via principale si chiama così e termina in una piazzetta dove troneggia la statua del grande generale, essenzialmente equestre) c’era una specie di bar la cui vetrina decorava con entusiasmo il famoso nuovo promozione della Cremonese in Serie A.
Gianluca Vialli è morto all’età di 58 anni
Probabilmente ha giocato lì anche per lui
Sopra quella di oggi una grande foto di circa un metro di Vialli in maglia azzurra. Solo allora ho capito perché il ritorno della Dinamo con la Sampdoria nella primavera del 1989 (0-0 non qualificazione per i nostri, dopo l’1-1 di Bucarest) si giocò lì, a Cremona. Una volta perché Marassi del Genoa era in ristrutturazione per il Mondiale del 1990, poi perché Vialli era di lì, di Cremona.
Un piccolo stadio, chiamato Giovanni Zini, con circa 16.000 posti. Sembra che, purtroppo, sia giunto il momento per l’arena di chiamarsi Gianluca Vialli, e per questo non ha bisogno dell’intervento di Infantino.
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