Un italiano si è impiantato sottopelle dei chip con cui paga la spesa al supermercato, accede al suo account LinkedIn e accende le luci. Ecco chi è l’uomo che ha fatto una cosa del genere e quali rischi potrebbero correre ora che ha una scheggia sotto la pelle.
Mattia Coffetti, il primo uomo a farsi impiantare dei chip sottopelle
Mattia Coffetti è un informatico bresciano (Italia) e sostenitore dell’attuale “transumanesimo”, che mira a “migliorare” il corpo umano utilizzando la tecnologia. Recentemente ha creato chip elettronici con i quali può pagare, salvare dati, scambiare dati e persino accendere la luce di casa, ognuno con prezzi diversi, ma non si è limitato a creare e vendere chip, ha deciso di implementarli nella sua mano destra .
«Sto sperimentando i sistemi più avanzati, come quello che sostituisce il distributore automatico, per cui si può fare tranquillamente la spesa senza carte né contanti. È come una specie di mini computer. Un chip con cui si effettuano i pagamenti costa circa 200 euro che ho (chip) per pagare, per salvare i dati e scambiarli, ma anche per altre funzioni, ad esempio, nel caso di una casa intelligente potrei accendere le luci o attivare l’allarme,” ha spiegato Venerdì in un’intervista con Prima le NOTIZIE.
“Le informazioni sul contenuto del chip sono online, tutto è chiarito. Stiamo parlando di tecnologie che già esistono e che utilizziamo quotidianamente, vengono semplicemente adattate. Lasciate che vi faccia un altro esempio di come questi chip potrebbero essere utili a questo riguardo. Parlando con diversi medici che lavorano negli ospedali o nei pronto soccorso è emersa un’altra possibile utilità.
Si pensi ad un microchip impiantato sotto la pelle che contiene tutte le informazioni vitali per i pazienti che arrivano in ospedale privi di sensi. I medici non sanno se ci sono patologie preesistenti, se e quali farmaci stanno assumendo, se sono allergici a qualcosa.
Informazioni che possono rivelarsi fondamentali e fare la differenza in contesti urgenti. Per tutelare la riservatezza, ad esempio, potrebbero essere messi a disposizione per la consultazione solo da parte del sistema sanitario. Ovviamente, con l’evoluzione di questi strumenti, la regolamentazione etica sarà essenziale”, ha aggiunto.
Chip sottopelle, primo passo verso l’integrazione di Neuralink
Mattia Coffetti ha anche ammesso che i chip da lui realizzati sono il primo passo verso l’integrazione di Neuralink, cosa che Elon Musk tenta da tempo. La sua speranza è quella di promuovere “queste integrazioni uomo-tecnologia in modo che possano essere ancora più utili alla comunità e alla salute”.
“In futuro mi piacerebbe che, riuscendo a mappare il nostro cervello, potessimo risolvere malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer con strumenti e metodi di azione ampi che attualmente sono fuori dalla nostra portata. Penso anche alla depressione e le azioni che possono essere intraprese agendo sui recettori”, ha affermato.
I trucioli sottopelle rappresentano un rischio per la salute umana?
“Quando si acquista un chip elettronico, il sito stesso indica centri di perforazione specializzati, dove sanno come agire e rispettare le condizioni igieniche dell’impianto. Ma soprattutto hanno esperienza in un campo completamente nuovo. Il materiale di alcuni dei miei microchip Sono vetri biomedicali, un altro – quello a pagamento – è incastonato in un gel, sempre per uso medico. Il chip non è ancora certificato, ma è possibile un impianto estremamente sicuro e la scelta dei materiali, ha spiegato il cittadino italiano.
Il vero rischio, ha detto, è l’hacking, soprattutto se questi chip si evolveranno e assumeranno funzioni che potrebbero rivelarsi vitali, come il monitoraggio della salute degli anziani che vivono soli.
“Quando queste tecnologie si svilupperanno e saranno connesse al resto del mondo, il tema principale sarà la sicurezza informatica. Secondo me le esigenze fondamentali saranno due: la sicurezza dei chip, senza dubbio, e un comitato etico”, ha affermato.
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