Sullo sfondo della guerra in Ucraina, la regione dei Balcani occidentali è diventata un’area di massimo interesse per l’Unione europea, dove la sicurezza non può essere raggiunta senza l’integrazione dei suoi Stati. La sicurezza nella regione dei Balcani occidentali copre più livelli: il settore energetico, il settore militare, il fenomeno migratorio. Un aspetto importante a cui l’Unione Europea dovrebbe prestare attenzione in questa regione è il possibile aumento dell’influenza di Russia e Cina, con due nuclei ad alto potenziale di escalation del conflitto: il Kosovo e la Repubblica Serba.
Va sottolineato che l’Italia è di proprietà statale e continua ad essere il principale promotore della politica dell’Unione Europea nei Balcani occidentali. Tutti i recenti passi del governo di Roma convergono nel sottolineare che – come ha affermato Giorgia Meloni nel corso del convegno “Italia e Balcani occidentali: crescita e integrazione”, il 24 gennaio 2023, a Trieste – i Balcani occidentali rappresentano “una regione di importanza strategica per gli interessi nazionali” dell’Italia.
Dalle analisi recentemente pubblicate da alcuni centri studi italiani sui Balcani emerge che l’Italia ipotizza un’intensificazione della propria presenza nei rapporti con gli Stati della regione. E prevede che, nel prossimo periodo, i rappresentanti del mondo economico, accademico e politico italiano saranno molto attivi nei Paesi dei Balcani occidentali.
Per quanto riguarda la Romania – Stato il cui ruolo strategico è notevolmente aumentato negli ultimi anni – si può dire che anche per questo Paese la sicurezza e la stabilità dei Balcani occidentali costituiscono un aspetto estremamente importante. Inoltre, è importante sottolineare che tutte le misure politico-diplomatiche adottate da Bucarest negli ultimi anni miravano ad accelerare l’integrazione degli Stati della regione nelle strutture occidentali: UE e NATO. Significativa, in questo senso, è stata anche la recente visita ufficiale del Ministro della Difesa rumeno nella Macedonia del Nord, Stato membro della NATO dal 2020. Va anche notato che nella Macedonia del Nord era presente alla prima edizione di “Black Sea Security”. Conferenza”. sotto gli auspici della “Piattaforma internazionale di Crimea”, organizzata a Bucarest in aprile.
In Romania, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa regionale “Il processo di riunione dei ministri della difesa dell’Europa sudorientale” (SEDM Ministeriale), presieduta da Bucarest per i prossimi due anni. I progetti previsti nell’ambito della SEDM mirano ad aumentare il livello di sicurezza degli Stati membri, a rafforzare le relazioni di buon vicinato e la cooperazione nell’Europa sudorientale. Il SEDM è una vera e propria piattaforma di dialogo politico-militare molto utile, soprattutto nel nuovo contesto di sicurezza. Vale la pena sottolineare che in questo format rientra anche l’Italia, insieme a paesi come Grecia, Albania, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Serbia, Slovenia, Stati Uniti e Turchia, Ucraina.
La diplomazia rumena, che incoraggia tali iniziative di dialogo con i paesi balcanici, l’UE e la NATO, ha molti punti in comune con gli approcci di politica estera dell’Italia. Condividendo e promuovendo valori simili, avendo molte affinità culturali, due paesi – Italia e Romania – possono formare un partenariato estremamente utile per facilitare e accelerare l’integrazione europea degli stati dei Balcani occidentali. Questa è una sfida di cui Roma e Bucarest devono tenere conto.
Antoniu Martin, storico e analista politico, insegna all’Accademia di Difesa della Moldavia
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