Inoltre, la relazione dell’“Istituto Tributario” fa riferimento alle modifiche fiscali intervenute nel periodo 2015-2023, rispettivamente dall’entrata in vigore del cosiddetto nuovo Codice Fiscale, all’inizio del 2016, e fino ad oggi , quando si tratta di adottare una serie di misure fiscali.
Gli autori precisano che l’analisi tiene conto sia degli effetti delle misure fiscali sul bilancio sia dell’impatto positivo generato sull’economia. Spesso gli interessi del bilancio possono sembrare in contraddizione con quelli dei contribuenti, che in linea di principio vogliono pagare meno tasse possibile.
Tuttavia, lo studio degli esperti dell'”Istituto delle imposte” cerca di trovare un equilibrio tra il bisogno di denaro del bilancio e il desiderio dei contribuenti di pagare il meno possibile al bilancio. Gli autori dell’analisi forniscono quindi alcuni esempi: quelle che introducono un trattamento preferenziale per determinati settori economici sono considerate misure fiscali cattive o pessime. Le esenzioni sui pagamenti o le tasse molto basse riducono le entrate di bilancio e allo stesso tempo costituiscono una concorrenza sleale per altri settori dell’economia.
Allo stesso tempo, gli autori dell’analisi precisano che, ad esempio, l’esenzione fiscale sugli utili reinvestiti è stata considerata una buona misura anche se nel breve termine comporta una riduzione delle entrate di bilancio. Ma stimolando gli investimenti e creando posti di lavoro, le misure fiscali possono apportare più denaro al bilancio nel medio e lungo termine.
Questo approccio è essenziale per comprendere che sono necessarie unità di misura più complesse per giudicare le decisioni fiscali, non solo per ridurre le tasse o le tariffe per determinate imprese o individui. Infatti, qualche anno fa, consapevoli del pericolo che vediamo oggi, i rappresentanti del mondo imprenditoriale hanno chiesto che non venissero sgravi fiscali.
Dall’analisi emergono una serie di elementi quantitativi riguardanti la legislazione fiscale degli ultimi sette anni: il nuovo Codice Fiscale è stato modificato da 107 leggi, ordinanze governative o ordinanze di emergenza, che hanno comportato 554 modifiche alle disposizioni legislative.
Per avere un’idea della portata delle modifiche, aggiungiamo che il nuovo Codice Fiscale contava 2.382 paragrafi quando è entrato in vigore il 1° gennaio 2016. Di questi, 580 paragrafi sono stati modificati e altri 336 sono stati abrogati. Inoltre, sono stati aggiunti 739 nuovi paragrafi, portando l’attuale Codice Fiscale a 2.785 paragrafi, più di quanto previsto dalla legge originaria. Gli autori dello studio evidenziano che vi sono stati anche 42 commi di nuova introduzione, che però sono stati abrogati nel periodo successivo, il che mette in discussione l’adozione di una legislazione priva di solide analisi e studi di impatto.
Per quanto riguarda i capitoli delle entrate di bilancio, l’analisi mostra che la diminuzione della riscossione dell’imposta sugli utili, in percentuale del prodotto interno lordo, nel periodo 2016-2020, è causata dall’introduzione dell’imposta specifica per il settore alberghiero e della ristorazione, l’aumento del massimale per le microimprese e l’evoluzione dell’economia durante la pandemia. Tuttavia, la diminuzione delle entrate derivanti dall’imposta sugli utili non è compensata dall’aumento delle entrate di bilancio derivanti dal pagamento delle imposte da parte delle microimprese. Inoltre, nel triennio 2016-2018, il numero di aziende che pagano l’imposta sugli utili si è dimezzato. Ciò dimostra che il tetto di reddito per una microimpresa è troppo alto.
Lo studio mostra anche l’evoluzione di importanti categorie di entrate di bilancio e le buone e cattive misure introdotte nella legislazione fiscale. Ma soprattutto ricorda ai funzionari governativi che qualsiasi decisione di politica di bilancio deve essere accompagnata da un’analisi del suo impatto sull’economia e sul bilancio.
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