“Potere d’oro”. L’Italia dà una lezione sulla sicurezza del lavoro

Questa settimana l’Italia ha utilizzato il suo “potere d’oro” – una legge che le consente di bloccare le acquisizioni societarie se ci sono preoccupazioni sugli interessi strategici del Paese – per proteggere i posti di lavoro in quattro fabbriche che producono macchinari per lavatrici e altri elettrodomestici.

Il governo di Giorgia Meloni sta valutando un accordo annunciato a gennaio che unirebbe le operazioni EMEA di Whirlpool con quelle di Arcelik, secondo il Financial Times. La nuova società, che prevede un fatturato annuo di 6 miliardi di euro, sarebbe posseduta in maggioranza dal gruppo turco. Ma l’Italia ha deciso che accetterà l’accordo solo se i posti di lavoro saranno mantenuti negli stabilimenti italiani di Whirlpool, che impiegano 4.600 persone.

È una posizione coraggiosa. Né Whirlpool né Arcelik sono aziende italiane. Ma Whirlpool, che ha acquistato il produttore locale di elettrodomestici Indesit nel 2014, ha una grande presenza nel paese. I rapporti interni sulla decisione del governo sono formulati nel linguaggio della sicurezza strategica. In sostanza, sembra essere protezionismo senza gestione.

Il punto principale per gli investitori è che Meloni sembra determinato ad ampliare le regole del potere d’oro per giustificare una posizione più attiva nel mondo degli affari. Ad aprile, il produttore italiano di pneumatici Pirelli ha confermato che il governo stava indagando sulla partecipazione di Sinochem (Cina) nella società.

Le regole d’oro del potere in Italia sono progettate per essere piuttosto flessibili. Il governo ha un ampio margine di manovra nel determinare ciò che ritiene strategico. E può imporre sanzioni alle società che non richiedono l’approvazione per transazioni che ritiene debbano essere riviste.

Il risultato è che le aziende tendono a richiedere la pre-approvazione per gran parte di ciò che fanno. Questo mette la Meloni in una posizione forte per utilizzare la legislazione e proteggere i posti di lavoro.

E presto avrà l’opportunità di riprovare se stesso. Whirlpool non è l’unica azienda produttrice di elettrodomestici in Italia. Il paese aveva diverse società nazionali come Indesit. Nel tempo, molti di loro sono stati venduti a colossi internazionali, pur mantenendo gli impianti di produzione. Oggi il settore fatica a rendere redditizia la produzione europea. Una qualche forma di consolidamento sembra inevitabile.

Ne sono prova, ad esempio, le indiscrezioni su una possibile offerta per Electrolux da parte della società cinese Midea. Il gruppo svedese, che a quanto pare non ha apprezzato questo approccio, ha stabilimenti in Italia che ha ereditato quando ha acquisito la Zanussi nel 1984. In caso di accordo, la Meloni potrebbe essere nuovamente tentata di insistere e di condizionare l’occupazione locale.

Tarso Mannarino

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