Ad oggi sono quasi 10.000 le aziende italiane che hanno utilizzato e utilizzano in via sperimentale l’intelligenza artificiale nelle proprie attività.
Ad oggi sono quasi 10.000 le aziende italiane che hanno utilizzato e utilizzano in via sperimentale l’intelligenza artificiale nelle proprie attività. L’intelligenza artificiale ha ormai raggiunto le scuole di quattro regioni d’Italia, compresa Roma.
La corrispondente della RRA Elena Postelnicu ha seguito la storia:
Sono già 10.000 le aziende italiane che si sono rivolte all’intelligenza artificiale, registrando un incremento di circa il 30% rispetto allo scorso anno. Molte aziende, il 48%, stanno integrando l’intelligenza artificiale per migliorare i processi, mentre il 40% sottolinea l’importanza della collaborazione interdisciplinare per realizzarne appieno i benefici. E questo in particolare a Milano, Roma, Torino, Bologna e Napoli. Tuttavia, l’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende italiane è ancora agli albori. Il 35% lo utilizza in modo limitato o sperimentale, mentre solo l’1,9% lo considera una priorità strategica.
La maggior parte delle aziende è ancora in una fase esplorativa, cercando di capire come applicare efficacemente l’intelligence ai propri modelli di business. D’altronde l’Italia è tra i primi Paesi dell’Unione Europea a lanciare un progetto pilota, partito quest’autunno, che introduce l’uso dell’intelligenza artificiale in 15 scuole di quattro regioni: Lazio, Lombardia, Toscana e Calabria. Nelle classi scelte per questo esperimento, ogni studente ha un assistente virtuale che utilizza una piattaforma online. I docenti cercheranno di scoprire quali benefici la tecnologia può apportare sia ai metodi di insegnamento che all’assimilazione delle conoscenze nei diversi ambiti.
Paolo Pedula, direttore di una scuola di Roma: L’intelligenza artificiale non si limita a dire: ecco, è sbagliato, indica anche allo studente le materie che deve approfondire e, in più, suggerisce contenuti aggiuntivi legati a questi argomenti. Questo può aiutare gli studenti a comprendere i loro punti deboli nel processo di apprendimento.
In Italia, inoltre, si ritiene che questa tecnologia possa contribuire anche a ridurre il tasso di abbandono scolastico.
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