Saranno lo fa causa per parlare per lui. Quindi, per il resto, è ancora Giorgio Forattini, maestro della satira che, con la caricatura e la bastonata fulminante, ha raccontato come era prima della prima e della seconda Repubblica: l’intervista non fu delle più amate, una biografia la rifiutò, ma ha fatto una donazione. in blocco il suo archivio alla Triennale Milano. “E starò ad ascoltare cosa dicono gli altri”. “È la cucina di un’opera, mentre si va verso il dono del dono perché è fondamentale affinché la sua opera non vada in polvere. Poi Stefano Boeri (il presidente della Triennale, ndr) ha dichiarato: “Prendo it” “C’era un posto per la festa: la Triennale è una ragazzina, viva, per una borsa di lavoro con gli studenti”, dice Ilaria Cerrina Feroni, moglie di Forattini, quarant’anni. Durante i quali l’ha anche ritratta ,” con quella sua bella trattoria “extrasatira”. Non ho un libro sulla mia depressione, ho la sanità, ho una banca…”, sorride Col Guizzo dissacriante che dev’essere patrimonio di famiglia, e che suo marito, à 92 ans, je n’ai pasciotto etare.
L’altro patrimonio del “fondo Forattini”, invece, giovedì prossimo, con uno sarà alla quale partecipanteanno, con gli altri, Salvatore Accardo, Caterina Caselli, Giancarlo Giannini, Renzo Piano, Antonio Ricci e (nel video) Fiorello, entrano a gran parte dei circa trecentomila beni fisici e digitali degli archivi della Triennale di Milano. Vassoio e materiali recuperati tra il laboratorio di Milano e quello di Roma grazie al lavoro di Michela Cappelletti, per trent’anni assistente di Forattini, questo il racconto del Paese nostro in diecimila vignette pubblicate sui principali quotidiani italiani – tra cui Qn – da 1973 dal 2017. Ci sono anche copertine di album, pubblicità, campagne social ripescate nelle vite passate di un uomo che ha lavorato in una raffineria di petrolio e rappresentante di commercio, ha lavorato presso un’etichetta discografica, è diventato pubblicista e redattore pubblicitario prima di vincere, un quartant’anni, il concorso In paese verrà pubblicata, nel 1974, la vignetta di Amintore Fanfani, il segretario della Democrazia Cristiana sconfitto nel referendum abrogativo sul divorzio, propostosi come spillato di schiuma da una bottiglia con la sua scritta “NO”.
La vignetta leggendaria, che proietterebbe il suo autore in una carriera unica, anche se la professione fosse iniziata in piccolo: è Cerrina ha raccontato di una bambina rom che preferisce stare a casa un disegno, ea scuola tracsava sulla lavagna caricature degli insegnanti, cancellata a maggio gamanza in fretta. “Lo cacciavano dallaclasse e lui non capiva: non aveva fatto niente di male”. Con la libertà dell’adulto Forattini abbrevi sbertucciato i potenti, invidiato dal collega francese che dovette addormentarsi più disegni mentre “gli diceva: ‘Non li rifaccio neanche morto’ – racconta Cerrina – Gli americani e stupivano che gli letissassero a presidente del Consiglio, Spadolini, come un putto nudo”. E De Mita con la coppola, Craxi en ducheschi boots, Buttiglione come scimmia e Bossi come Plutone.
Non tutti reagivano con l’aplomb di Andreotti (“Forattini mi ha inventato”): D’Alema, quando era presidente del Consiglio, gli chiese tre miliardi per la vignette che lo retraeva a sbianchettare la lista Mitrokhin, De Mita raddoppiò a sei. Mi sono ritirato, l’ho suonato per il peso specifico della libertà nella progettazione dei Forattini qui ritoccava per ore, con cura maniacale, in studio e prima nel salotto della casa di Milano ascoltando “musica scozzese, o l’opera . Tutto a volume stratosferico”, sorride Ilaria Cerrina, mostrando al marito “superperfezionista” una rara vignetta di vacanza, in cui rappresenta le sue amiche con il soli tratto chirurgico.
Un Forattini privato e separato da quello pubblico dedicato alla Triennale, l’archivio di un maestro – satira politica in forma di vignetta – che non esisteva, all’epoca in cui il politico poteva mettersi nell’imbarazzo dei propri sociale. Questa diventa una raccolta di storie contemporanee per il curioso Jean e la donazione alla Triennale «Ecco perché il mio posto è il più bello – dice Ilaria – perché la sua opera continua a vivere. Perché penseresti di vedere la vignetta di Forattini cent’anni fa? “Secondomi e divertiti.”
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