Il percorso di normalizzazione voluto dalla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni continua a risentire di contraddizioni all’interno del proprio schieramento mentre si avvicina lunedì 21 agosto la campagna per le elezioni europee del 2024, a seguito delle sanzioni imposte a un militare in servizio, il generale Roberto Vannacci. Autore di un libro che sostiene posizioni razziste e omofobe, Vanacci è stato sconfessato dal ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, anche se alcuni sostenitori della Meloni non ne negano il contenuto, scrive la testata francese Le Monde.
Il suo libro, autoprodotto e uscito il 10 agosto, si intitola “Il mondo al contrario” ed è il primo nelle vendite su Amazon in Italia. Si tratta di una raccolta di attacchi a quella che il generale Vannacci chiama la “lobby gay internazionale” e ai responsabili del cosiddetto “lavaggio del cervello”, “eliminazione di tutte le differenze, comprese le etnie, per non dire tra le razze”. Questo discorso accompagna le posizioni reazionarie sulle questioni di genere e sulla protezione dell’ambiente.
In un Paese il cui esecutivo è dominato dall’estrema destra, i militari adottano un atteggiamento in cui mescolano spirito provocatorio e buon senso e si lamentano delle “regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze”. Attacca anche la campionessa italiana di pallavolo, Paola Egonu. Bersaglio di ossessivi attacchi razzisti a causa delle sue origini nigeriane, l’atleta è regolarmente al centro di attacchi di panico identitario che attraversano il Paese. Il generale Vannacci torna sul suo caso per approfondire il suo punto di vista in merito, dicendo che lei è, a suo avviso, “italiana per nazionalità”, ma che è “ovvio che i suoi tratti fisici non rappresentano l’italianità”.
Se il discorso non è originale, riprendendo i temi del populismo di destra da cui la Meloni ha recentemente preso le distanze, la posizione ufficiale del suo autore ha costretto il governo a reagire. A una settimana dalla pubblicazione del quotidiano, Guido Crosetto ha dichiarato giovedì 17 agosto sul suo account X (ex Twitter) che “il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’esercito, la difesa nazionale e la Costituzione” e ha annunciato “procedimenti disciplinari” nei suoi confronti .” La sospensione dell’alto ufficiale dell’Istituto di geografia militare è stata annunciata venerdì 18 agosto, scatenando un contraccolpo sulle accuse di censura dei sostenitori della “correttezza politica” per essersi impegnati in dolorosi esercizi di contorsione.
«Se stabiliamo che spetta alla politica decidere se le idee sono buone o cattive, sarà la fine della democrazia», ha detto Giovanni Donzelli, uno dei principali deputati di FdI, in un’intervista al Corriere della Sera, pur ritenendo Legittima la decisione di M. Crosetto. . Gli eletti di FdI hanno cercato anche di distogliere l’attenzione del Pd (Pd, centrosinistra) sulle loro posizioni a favore del generale Vannacci. Accusati di voler “tornare al gulag” e di essere “più sovietici che democratici”, i suoi rappresentanti forniscono un comodo parafulmine in una polemica che contrappone parte dell’arco governativo a parte dell’elettorato che riconosce le tesi del generale.
In un’intervista al quotidiano nazionale La Repubblica di lunedì 21 agosto, Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, figura storica della famiglia politica della Meloni e oggi rivale di destra del presidente del Consiglio, ha accusato Crosetto di “aver umiliato un buona parte dell’esercito”. Ha denunciato l’attuale esecutivo, che vuole essere “la promozione maggiore nelle relazioni atlantiche, a livello europeo e in termini di politicamente corretto”, posizione che, secondo lui, “esploderà in molte contraddizioni”, producendo una linea di frattura.
A inizio agosto, durante una precedente polemica, lo stesso Gianni Alemanno era venuto in difesa di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione del presidente della Regione Lazio di FdI. Quest’ultimo aveva messo in dubbio la verità giudiziaria sull’attentato dinamitardo alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, perpetrato da attivisti di estrema destra. Nella commemorazione di questo attentato, che ha ucciso 85 persone e il cui ricordo aleggia ancora nella società italiana, il presidente del Senato, Ignazio La Russa (FdI), ha comunque riconosciuto la “matrice neofascista” dell’attentato. In questa vicenda, che rimanda alle porosità storiche tra il mondo politico odierno e il “terrorismo nero” degli anni di piombo, così come nella polemica in corso, che illustra le difficoltà del suo partito a voltare le spalle a idee ufficialmente respinte, la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, si è astenuta dal prendere posizione.
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