La Polizia di Stato di Treviso ha scoperto circa 50 lavoratori stranieri, tutti con documenti in corso di validità, alle dipendenze di due cittadini cinesi in condizioni disumane. Lavoravano 12 ore al giorno, sette giorni alla settimana, ea volte ricevevano solo 50 euro al mese di stipendio.
L’operazione è avvenuta giovedì 20 aprile ed è iniziata con il controllo di un uomo di 58 anni noto alle autorità per reati tributari e tributari.
Due cittadini cinesi indagati per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, informano Treviso oggi.
Le vittime, secondo le indagini, sono 50 lavoratori, di cui circa 30 cittadini della Repubblica Popolare Cinese e il resto di nazionalità afghana, pakistana e bengalese.
Secondo quanto riferito, lavoravano più di 12 ore al giorno, con una sola pausa di 30 minuti, sette giorni alla settimana. Niente ferie e niente permessi. Anche gli stranieri, tutti con documenti validi, sono stati assunti illegalmente.
I due sfruttatori cinesi, di 50 e 48 anni, avrebbero gestito quattro aziende con sede nel comune di Villorba, che si occupavano principalmente di confezione di abiti.
Non avrebbero pagato le mensilità, spesso ridotte a 40 o 50 euro al mese. In alcuni casi, i due hanno portato i lavoratori nelle loro case, sottoponendoli a severi controlli e sorveglianza, mentre altri hanno ricevuto alloggi poveri, non riscaldati e antigienici.
Le autorità hanno anche riscontrato gravi violazioni delle misure di salute e sicurezza dei lavoratori. A far scattare le indagini è stata la verifica dell’uomo di 58 anni, noto per essere indagato in casi di evasione fiscale. La situazione dei 50 lavoratori ha facilitato il lavoro dei due cinesi accusati di sfruttamento lavorativo e abusi.
Il sindacato italiano Cisl ha denunciato l’illegalità e chiesto prevenzione e integrazione.
“Non si parla solo di evasione fiscale e contributiva, ma anche di condizioni di lavoro miserevoli, che mettono a rischio la salute e la vita dei lavoratori. Qui viene violata e offesa la dignità delle persone, costrette a lavorare in situazioni che ricordano l’inizio del XIX secolo”, ha detto Gianfranco Refosco, segretario generale della Cisl Veneto. Egli auspica che la giustizia determini rapidamente chi è il responsabile.
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