La scelta di Sergio | Osservatorio Culturale

Lungo Dan

L’autista di Oz

Casa editrice Polirom, Collezione “Fiction Ltd”, Iasi, 2022, 288 p.

L’autista di OzIl recente romanzo di Dan Lungu è un’interessante miscela di osservazione antropologica del mondo socio-politico post-comunista, una storia d’amore e la reminiscenza sequenziale di periodi passati.

Sergiu è l’autista di un camion, il cui nome è semplicemente Boss, un individuo con affari dubbi, spalmato di tutti gli oli, senza scrupoli. In effetti, Sergiu è una specie di factotum, perché è anche una guardia del corpo, è anche un personaggio, funge da segretario di stato in determinate circostanze. A Sergiu non piace che lavori per Boss, preferisce sapere il meno possibile della sua dubbia professione, secondo il principio “quello che non sai non ti uccide”, ma anche risparmiarsi la feccia che sente che Boss sta scivolando. L’uomo adulto, 140 chili, ex pugile, accetta il lavoro di Boss perché paga bene e vuole risparmiare per portare la nonna paralizzata in una casa di riposo dignitosa e sposare Oana, ex compagna di liceo, con la quale è iniziata una storia d’amore.

Di storie incrociate, la vita e la personalità di Sergiu sono legate. Così, ci rendiamo conto che il figlio di Sergiu è un uomo che ha vissuto un trauma nella sua infanzia e adolescenza, generato dalle liti dei suoi genitori, dalle percosse che sua madre ha ricevuto da Boris, il suo patrigno. Sergiu è un uomo che apprezza la vita semplice, calma e semplice. Vuole una casa con un frutteto, Oana come moglie e un figlio. Ha una naturale inclinazione al bene e alla giustizia, e non gli piace di aver finito per lavorare per il capo, ma deve rimanere in questo lavoro per un po’ per poter raccogliere fondi per la famiglia che è. .

Il narratore è molto legato a Sergiu, e molte scene sono viste attraverso i suoi occhi, filtrate attraverso i suoi sentimenti e pensieri. Così questo personaggio che aspira agli spazi luminosi e naturali della vita diventa a Le password tanti e semplici, ignorati dal potere, ridotti alla povertà e al silenzio o costretti al compromesso.

In diverse sequenze, descritte in lunghe pagine, entriamo nell’universo del villaggio rumeno e delle sue storie. I tre giorni che Sergiu ha trascorso in campagna con Oana, presso i suoi genitori, Iancu e Rucsandra, danno un’idea della situazione di tante famiglie nei villaggi rumeni. Nel villaggio di Oanei erano rimasti quasi solo gli anziani, perché i giovani andavano a lavorare in Italia o in Spagna. È solo in estate che il villaggio si anima, come al mare, come nota Oana, quando i giovani ei loro figli tornano a casa, alcuni dei quali non parlano più il rumeno. Le case sono state distrutte e il futuro del villaggio è incerto. Dalle storie e dai ricordi di Oana rinasce un mondo passato, quello prima della collettivizzazione e quello durante il comunismo, visto attraverso gli occhi di un bambino e di un adolescente. E Sergiu è affascinato da questa donna bella e radiosa, desiderosa di saperne di più sulla sua vita. Un episodio bucolico di raccolta di prugne per povlida (magiun con noci) porta una nota tenera e nostalgica.

Al contrario, le avventure grottesche e folli di Boss, le situazioni pericolose in cui si trova, le aberrazioni socio-politiche ti conducono in un mondo oscuro, sui sentieri misteriosi della corruzione. Il narratore osserva da lontano, con umorismo e talvolta sarcasmo, il travagliato mondo degli affari, con i suoi canoni, i suoi diversivi, con i suoi figli, con il tessuto di relazioni dubbie.

Uno degli episodi più kafkiani, ma trattato in modo tragicomico, è quando Boss diventa direttore dell’Agenzia di previsione e sviluppo, dove dovrebbero essere studiate e analizzate le strategie di prosperità del Paese. Bene, è un’istituzione ombra dove non si fa nulla. In effetti, Boss mette piede nel suo ufficio solo una volta, quando un sottosegretario di Stato arriva ad approvare un piano losco. In caso contrario, quello che occupa l’ufficio è Sergiu. Non lavora molto, quindi ascolta la radio o le conversazioni della sua segretaria Lucy. Di tanto in tanto, alcune persone appaiono per proporre l’auto che corre sull’acqua, per lamentarsi dei vicini che le allagano apposta, o per informare sui cunicoli nascosti di Bucegi, per rivendicare il crollo della crescita del verme a seta. Un anziano ha piani demografici concreti per limitare il moltiplicarsi dei “feridici”, si sospetta che siano i Rom.

Nel capitolo XXXII, un personaggio misterioso compare la sera in questo hotel fatiscente, nel Salon dove si incontrano i maestri della corruzione. Racconta la storia a Sergiu, la storia eterna, maggete i soldi. Dopo il 1989, maggete i soldi è diventato il santo precetto della società rumena. E qui abbiamo una piccola esposizione su come sono state saccheggiate fabbriche e cooperative, come le guardie di sicurezza si sono trasformate in uomini d’affari puliti, sulla “mafia rossa” che si è diffusa come una piaga.

A poco a poco, Sergiu, l’autista di Oz, sente che se rimane al posto di Boss, affonderà in questa “palude in fondo alla quale sono sparse monete d’oro”. Fino ad allora Sergiu si era seduto al suo fianco e ripescato un centesimo (questa è la percezione del personaggio), ma quando gli viene offerto di diventare un agitatore durante le manifestazioni, Sergiu deve fare una scelta importante: rimanere a lavorare per Boss o tornare nella sua città natale , la Oana, il suo angelo luminoso?

Dan Lungu costruisce un narratore abile, attento ai personaggi, dotato di senso dell’osservazione, humor anche nero, che sa dare spazio alla visione di personaggi come Sergiu, Oana, Iancu e Rucsandra (anche narratori nelle pagine del romanzo) o il personaggio misterioso che ho citato sopra. Inoltre, riesce, come sempre, a costruire un mondo vivo, concreto, con atmosfere e registri linguistici diversi.

L’autista di Oz è anche un intero romanzo visivo, quindi hai solo le scene davanti ai tuoi occhi. Un romanzo di facile lettura, con piacere. Senza essere considerato spensierato, il romanzo di Dan Lungu ha una sorta di leggerezza, in senso buono. Seppur carica di significato, la capacità dell’autore di delimitarli, di farli emergere gradualmente, dalle parole e dalle riflessioni del personaggio Le password, da vari contesti, fa il romanzo in modo tale da ottenere una sorta di ventilazione, evitando la pressione che hanno altri romanzi che trattano gli stessi temi, la corruzione, le scelte di vita. Vale a dire, senti che è un top soffice, non pesante, che potrebbe cadere forte sullo stomaco.

Tarso Mannarino

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