La raffineria ISAB controllata da Lukoil, una delle più grandi in Europa, rischia di dover fermare la produzione a causa dell’entrata in vigore il 5 dicembre dell’embargo dell’Unione Europea sull’importazione di greggio russo via mare.
L’amministrazione provvisoria è prevista per un massimo di 12 mesi, ha affermato la fonte governativa. Un decreto in tal senso è stato adottato dal Consiglio dei ministri.
“L’intervento emergenziale mira a tutelare sia un polo energetico nazionale strategico sia i livelli occupazionali così importanti per la Sicilia e per l’intero Paese”, ha commentato in un breve comunicato il premier Giorgia Meloni, senza precisare il contenuto del decreto.
L’esempio della Germania
Con questo provvedimento, Roma segue l’esempio di Berlino, che a settembre ha preso il controllo delle attività in Germania del gruppo petrolifero russo Rosneft, che gestisce molte raffinerie.
Per timore di sanzioni, le banche europee hanno smesso di finanziare la raffineria ISAB e di offrire le garanzie necessarie per importare petrolio da altri paesi. La Raffineria ISAB ha una capacità di raffinazione annua di dieci milioni di tonnellate di greggio, che può arrivare fino a 14 milioni di tonnellate e copre circa il 20% della domanda interna.
“Si tratta di una soluzione temporanea per evitare il blocco delle macchine e delle attività nonché la catastrofe per i dipendenti che ne deriverebbe”, ha commentato Renato Schifani, presidente della regione Sicilia, prima della riunione del Consiglio dei ministri. “La soluzione della tutela serve a cercare potenziali acquirenti, senza necessariamente escludere la via della nazionalizzazione”, ha ricordato.
In questo senso, il fondo di investimento americano Crossbridge Energy Partners sta negoziando un accordo con Lukoil per l’acquisizione della raffineria, il cui valore è stimato in 1-1,5 miliardi di euro, ha riferito giovedì il Financial Times.
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