La polizia ha sequestrato tre immobili per un valore di 420.000 euro in Italia. È coinvolta una società rumena
La polizia ha sequestrato tre proprietà del valore di 420.000 euro a Russi, vicino a Ravenna, in Italia. Gli immobili appartenevano agli eredi di un imprenditore recentemente scomparso classificato come evasore seriale. Collabora con una società rumena.
Le tre unità immobiliari erano già oggetto di sequestro preventivo, due delle quali oggetto anche di confisca penale a seguito di condanna irrevocabile. Inoltre, il terzo risultava abusivamente e fittiziamente intestato alla figlia, al solo scopo di evitare ogni possibile forma di prelievo coattivo da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Tre immobili del valore di 420.000 euro confiscati dalla polizia
“Il provvedimento – spiega Fiamme Gialle – è scattato in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso nei confronti dei beni di un imprenditore locale dalla sezione specializzata “misure di prevenzione” del Tribunale di Bologna, in applicazione delle norme del Testo Unico Antimafia.
Il procedimento era stato avviato nel 2021 dalla Procura della Repubblica di Ravenna, sulla base di un’indagine sui finanzieri ravennate. Ciò, secondo l’accusa, metteva in luce la pericolosità sociale e fiscale di un imprenditore attivo nel settore delle pulizie industriali, dedito alla sistematica evasione fiscale e all’autoriciclaggio attraverso comportamenti criminali ripetuti, soprattutto tra il 2012-2016.
Una società rumena avrebbe acquistato all’asta alcuni immobili
Durante tale periodo, l’imprenditore in questione, in quanto amministratore di società commerciali a lui direttamente ed indirettamente identificabili, avrebbe sistematicamente utilizzato ed emesso fatture false per eludere il pagamento delle imposte. L’uomo avrebbe poi intestato i suoi beni a terzi – tra cui la figlia.
Inoltre, l’imprenditore avrebbe trasferito illecitamente capitali ad una società rumena che, nel 2017, avrebbe riacquistato all’asta immobili che le erano stati precedentemente espropriati, tramite una procedura di sequestro avviata da una banca creditrice.
Infine, hanno ottenuto il controinterrogatorio di tutti gli eredi del defunto. Così, i giudici del tribunale di Bologna hanno accertato che l’imprenditore aveva effettivamente ricavato, almeno in gran parte, il denaro necessario al sostentamento del proprio nucleo familiare dalla commissione dei reati a lui imputati nel periodo esaminato.
La Corte di Finanza lo aveva infatti riconosciuto nel procedimento penale conclusosi con una transazione, secondo l’art stampa estera.
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