Standard per l’Oriente, episodio 9. Sono fatti con semola di grano e acqua, mediante un processo di cottura. Eppure, quanto sono diverse le paste farinose che i rumeni trovano sugli scaffali dai prodotti confezionati nella stessa confezione, ma venduti agli italiani?
campagna’‘STANDARD PER L’ORIENTE?” proseguiamo oggi con la prova degli spaghetti.
Li ho studiati, preparati e assaggiati, ma ho anche fatto un attento confronto nel laboratorio del chimico. Abbiamo contattato il fornitore rumeno, il quale ci ha confermato che erano diversi, ma che non si sarebbe trattato di uno standard particolare del prodotto, solo per l’Europa dell’Est.
Nella cucina del suo ristorante siciliano a Bucarest, lo chef Domenico Bellantoni si prepara a fare una prova. Ha preso una scatola di spaghetti dall’Italia e vuole confrontarla con quelli che il marchio italiano fornisce in Romania. Il confronto parte dalla scatola.
Domenico Bellantoni, ristoratore: “Questi si cuociono in 9 minuti, gli altri in 8. Guardate come si rompono questi e come lo fanno i romeni…”
Lo chef italiano legge sulla confezione che la pasta consegnata dall’Italia è prodotta in una linea di produzione a Parma, mentre la scatola ritirata da un negozio rumeno proviene da una fabbrica di Foggia.
La pasta di entrambi i paesi viene cotta in parallelo: il prodotto dalla Romania 8 minuti, come indicato sulla scatola, e quello dall’Italia, 9 minuti, come richiesto dal produttore. Lo chef li mescola e li confronta.
“Guarda come sono fatti, guarda, sono già morbidi, quelli della Romania…”
Nato e cresciuto nel cuore della Sicilia, Domenico Bellantoni assaggia gli spaghetti subito dopo averli lessati e spiega: “Questi sanno di grano, ne senti il sapore… mentre qui senti il profumo della farina, sa di farina…”
Il confronto continua con l’aspetto delle porzioni rimosse dall’acqua calda. Quelli rumeni si stringono a palla perché sono più appiccicosi e si attaccano tra loro, mentre quelli italiani scivolano facilmente. “Viene dall’amido, è una mano appiccicosa. Un italiano non lo mangerebbe, dicono che sono appiccicosi, si attaccano tra loro…”
Lo stesso chef sostiene che gli italiani preparano gli spaghetti in modo molto più semplice dei rumeni, quindi nulla può mascherarne il sapore e il gusto.
“Per i rumeni, ecco perché usano tutti i tipi di salse, tantissimo, per nascondere il sapore della pasta, noi non apprezziamo più la pasta, mentre gli italiani la rendono più semplice…”
La differenza tra i due prodotti si nota anche in padella, quando agli spaghetti si aggiunge salsa di pomodoro e basilico.
“Questi si sono irrigiditi, assorbono tutta l’acqua, mentre gli altri sono più duri, restano uguali”.
Concretamente quelli italiani non assorbono il sugo, mentre quelli da noi rimangono mollicci. Ho chiesto anche una prova comparativa, una degustazione alla quale partecipano una giovane turista italiana a Bucarest, un bambino e una donna rumena.
Dopo aver provato entrambi i prodotti, il turista italiano afferma che la differenza è enorme, a discapito del prodotto locale, che dice di non poter mangiare: “Sono troppo morbidi, appiccicosi…”
Dice che non è come quello che ha mangiato per tutta la vita. La degustazione colloca il prodotto venduto in Italia al primo posto anche in Romania.
La ricetta di produzione è semplice in entrambi i casi: la composizione contiene grano, acqua e sale. Ho prelevato i prodotti per analisi presso la Facoltà di Farmacia, nel laboratorio di Chimica degli Alimenti: “Possiamo già vedere una differenza di colore…”
L’insegnante fa le analisi chimiche, scopre che il grano ha una durezza maggiore ed è di qualità superiore rispetto all’assortimento per l’Italia, e i tempi di cottura della pasta nelle linee di produzione sono diversi.
Magda Mititelu, professoressa della Facoltà di Farmacia: “È un grano più duro, nel caso dell’Italia…”
Nastasia Belc, direttrice dell’IBA: “Il grano più duro significa grano più costoso, ha un valore nutritivo più elevato…”
La confezione di spaghetti in Italia costa 85 centesimi, mentre da noi costa 1 euro e 10 centesimi, il che significa che costa il 25% in più.
Domenico Bellantoni, ristoratore: “Vedi? La pasta italiana è pasta italiana, mentre… Ma anche le altre sono pasta italiana. Sono fatte in Italia, ma sono prodotte per altri paesi!”
I rappresentanti della Commissione Europea ammettono che i produttori possono modificare la materia prima di diversi prodotti, a seconda del potere d’acquisto, dei gusti e delle tradizioni dei diversi paesi.
Fonte: Televisione professionale
Tag: italia, pasta, test, Rare Nastase, standard per l’est,
Data di pubblicazione: 08-05-2017 18:00
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