Giorgia Meloni è determinata a portare avanti la riforma costituzionale che introdurrebbe l’elezione diretta del primo ministro in Italia e che Meloni ha definito la “madre di tutte le riforme”, con l’obiettivo di portare maggiore stabilità all’esecutivo.
L’articolo 138 della Costituzione italiana prevede due votazioni in ciascuno dei rami parlamentari, alla Camera dei Deputati e al Senato, e una riforma costituzionale deve essere approvata a maggioranza assoluta nel secondo voto, riferisce Euronews.
Il testo approvato può, tuttavia, essere successivamente sottoposto a referendum su richiesta di 500.000 elettori, di un quinto dei membri di una Camera o di cinque Consigli regionali, salvo il caso in cui le Camere abbiano approvato con una seconda deliberazione a maggioranza. due terzi della composizione.
Giorgia Meloni potrebbe avere difficoltà a ottenere un sostegno così ampio in parlamento per la sua proposta di eleggere direttamente il primo ministro.
«Le reazioni alla presentazione della legge costituzionale non sono state molto entusiaste, non solo da parte degli oppositori politici, ma anche dei rappresentanti del centro e di alcuni esponenti del centrodestra», spiega Raffaele Bifulco, professore di diritto costituzionale all’Università Luiss Guido Carli di Roma.
Secondo il professor Bifulco ci vorranno almeno diciotto mesi per discutere il testo in Parlamento. Se la riforma costituzionale venisse approvata, prosegue per il presidente del Consiglio, “sarebbe un successo significativo” e un “segnale importante che l’Italia manderà all’Europa”.
Meloni ha spesso affermato che una delle sue priorità è dare ai governi la stabilità di cui hanno bisogno per svolgere il loro mandato. A ciò si aggiungerebbe la possibilità di un rafforzamento del potere esecutivo che i suoi predecessori non sono mai riusciti a realizzare, anche se l’elezione diretta del Primo Ministro richiederebbe probabilmente anche una nuova modifica della legge elettorale italiana.
Nel 2016, il rifiuto di un radicale emendamento costituzionale, fortemente sostenuto dall’allora primo ministro Matteo Renzi, ha portato alle sue dimissioni.
Fonte: RADOR RADIO ROMANIA
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