Ionel Arsène si nascondeva in Italia da quasi tre settimane. Per ora non arriverà in Romania

Ionel Arsène, barone del PSD di Neamț, condannato in via definitiva a 6 anni e 8 mesi per corruzione, si è consegnato alle autorità in Italia, Paese dove si era nascosto per 3 settimane. Arsène si è consegnato alla questura di Bari, accompagnato da un avvocato, ed è stato arrestato.

Per il momento non arriverà in Romania, perché sarà un magistrato italiano a stabilire cosa gli accadrà. Ionel Arsène si nascondeva in Italia da quasi tre settimane. Vi si era recato – pare – il 4 marzo, in vacanza, – 6 giorni prima di apprendere la sentenza con cui era stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione per corruzione. Il barone del PSD di Neamț si è consegnato alle autorità di Bari, secondo fonti del ministero dell’Interno romeno, ed è ora detenuto nella penisola. Florin Cojocaru, avvocato di Ionel Arsene: “Ti rendi conto che non è stata una decisione spontanea, non è stata una decisione brusca. Ci è voluto più tempo. Il signor Arsene si è preso carico di tutta la situazione, vede, vale a dire che si è fatto da solo a disposizione delle autorità lì, che restano più distanti, per accedere alle proprie procedure e anche per influenzare la sua situazione giuridica”. Il comune dove Arsene si è messo a disposizione dei carabinieri dista circa 900 chilometri da Provaglio d’Iseo – provincia di Brescia, dove il politico ha da diversi anni una società intestata al connazionale. Un giornalista di Neamț sostiene che per nascondersi finora in Italia, Arsène avrebbe beneficiato dell’appoggio di alcuni subalterni rumeni. Ionuț Corfu, giornalista: “Ha preso contatto in tempo, prima della condanna, con un clan di teppisti rumeni in Italia che si occupano di tali procedure per criminali rumeni latitanti, nel senso di dare loro accesso agli avvocati in anticipo, in–in una parola, preparo loro il terreno. Secondo le mie informazioni, questo clan ha aiutato Ionel Arsène a nascondersi dopo la condanna”. Cosmin Florian, rumeno in Italia: “La mia paura era che finisse a Bari, e così è stato. A Bari c’è un tribunale che lo fa non esegue i mandati di estradizione e li rilascia sul nastro trasportatore. In territorio italiano, ora che Ionel si è recato a Bari, è solo una strategia per evitare l’estradizione». Il fatto che Ionel Arsène si sia consegnato alle autorità italiane non significa che sarà immediatamente inviato in Romania. Inizialmente, un magistrato italiano deciderà su una misura provvisoria nel suo caso: custodia cautelare, arresti domiciliari o revisione giudiziaria. Importante poi è la procedura per l’esecuzione del mandato d’arresto europeo emesso a nome del Barone PSD di Nemț – che può essere lunga. I giudici italiani possono chiedere alla Romania molti documenti tradotti in italiano: dalla sentenza definitiva di condanna ai documenti relativi a come e dove Arsène dovrebbe scontare la pena. Tuttavia, il destino del politico rumeno condannato in via definitiva non si deciderà dall’oggi al domani. I tribunali italiani possono decidere, anche tra pochi mesi, se eseguire o meno il mandato d’arresto europeo e mandare Ionel Arsène sotto scorta nel Paese. Inoltre, i tribunali di tutta la penisola possono condannare l’ex leader tedesco a scontare la pena in un carcere italiano. Ciprian Mitoșeru, avvocato: “Se risiede in Italia da almeno 5 anni, c’è una possibilità, non un rifiuto, che i tribunali italiani rifiutino la sua estradizione”. Un’altra opzione, già riscontrata in altri casi di rumeni fuggiti in Italia dopo essere stati condannati in Romania, sarebbe quella di una parte della pena amnistiata e una parte sospesa. In questo modo, Arsène avrebbe la possibilità di non scontare un giorno di prigione. Florin Cojocaru, avvocato di Ionel Arsène: “Mobilitando la difesa e il signor Arsène, stanno ovviamente cercando di non imporre queste conseguenze della decisione in Romania”.

A: “Nemmeno in un carcere in Italia!?”

Florin Cojocaru: “Certo.” L’Italia, il Paese dove si è recato Arsène, risponde più duramente all’esecuzione dei mandati d’arresto europei. I tribunali della penisola rifiutano non solo i mandati d’arresto preventivi, ma anche quelli per l’esecuzione delle condanne risultanti da sentenze di condanna definitiva. L’ex capo della DIICOT, Alina Bica, condannata in via definitiva a 4 anni di carcere per un caso di DNA e l’ex azionista della Dinamo Dragoș Săvulescu, condannata in via definitiva a 5 anni e mezzo di carcere per il caso dei rimborsi spiaggia non sono che due dei i rumeni che erano in Italia, ai quali la giustizia ivi, con vari pretesti, anche medici, rifiutò di mandarli in Romania.

Selene Blasi

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