Il sistema giudiziario italiano manda a spasso quello rumeno. Un uomo d’affari di Cluj ha ottenuto la libertà in Italia…

Una corte d’appello italiana ha stabilito che l’imprenditore Ioan Bene di Cluj deve eseguire una pena detentiva pronunciata in Romania in conformità con la legge italiana. In Italia le condanne inferiori a cinque anni, senza violenza, vengono scontate in libertà.

Una lezione di diritto internazionale è stata offerta alle autorità rumene dal giudice Giovanna de Scisciolo, della Corte d’appello di Lecce, Italia.

L’imprenditore di Cluj, Ioan Bene, è stato condannato dai tribunali rumeni, più precisamente dalla Corte d’appello di Cluj, ad una pena di tre anni e otto mesi per atti di corruzione. Al momento in cui i giudici rumeni hanno emesso la sentenza, Bene era in vacanza con la famiglia in Italia, in un piccolo paese vicino a Lecce. C’è da dire che Ioan Bene risiedeva in Italia dal 2012 e gestiva diverse aziende importanti.

Gli avvocati dell’imprenditore hanno affermato che l’imprenditore non era fuggito dal Paese e che, dopo aver appreso che a suo nome era stata emessa una sentenza di esecuzione, si è presentato alla sede dei Carabinieri della località di Manduria, dove ha informato dell’esistenza della frase rumena. Gli avvocati di Bene sostengono inoltre che sia stato detenuto per 24 ore, dopodiché è stato posto agli arresti domiciliari fino al 9 aprile 2018, quando la Corte d’Appello di Lecce ha esaminato il caso di estradizione. “Ioan Bene ha chiesto alle autorità giudiziarie italiane di accettarlo e di consentirgli di eseguire in Italia la sentenza pronunciata in Romania”ha detto l’avvocato italiano.

La Corte d’Appello di Lecce giudica velocemente e secondo legge

Si è svolto davanti alla Corte d’Appello di Lecce, con tutte le prove sul tavolo del giudice Giovanna de Scisciolo, il processo riguardante la richiesta di estradizione di Ioan Bene, dall’Italia alla Romania.

Le autorità rumene hanno chiesto che Bene fosse inviato in Romania, dove le condizioni di detenzione sono molto migliori, dimenticando che la Romania è quella con il maggior numero di condanne presso la CEDU, in termini di mancato rispetto dei diritti dei detenuti.

La sentenza del 9 aprile, pronunciata dal giudice di Scisciolo, manda a spasso le autorità rumene e ordina a Ioan Bene di scontare la pena in Italia, secondo le norme di questo Paese, che prevedono che per i reati commessi senza violenza si applicano pene inferiori , i condannati sconteranno la pena in libertà, senza possibilità di lasciare l’Italia.

“Considerato ciò, è possibile disporre l’esecuzione della pena in Italia, come richiesto dal cittadino rumeno… poiché dalle informazioni ottenute tramite i Carabinieri di Manduria e dalla documentazione allegata alla relativa nota risulta che Bene ha accertato da tempo tempo in Italia, sede principale e consolidati gli interessi economici e familiari. Si ritiene pertanto che ricorra la condizione essenziale per l’esecuzione della pena in Italia, ai sensi dell’articolo 18, comma 3, della legge 69 aprile. 22, 2006”.

La Corte d’Appello di Lecce ha pertanto respinto la richiesta di estradizione richiesta dalle autorità giudiziarie rumene nei confronti di Ioan Bene, “e, pertanto, ordiniamo la revoca della misura degli arresti domiciliari e la sua liberazione”chiarisce anche la frase.

Tarso Mannarino

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