Un uomo di 30 anni ricercato dalle autorità dopo aver ucciso la moglie perché guadagnava troppo poco con le videochat si è recato in Italia, ha riferito martedì l’Ispettorato generale della polizia rumena.
Secondo una dichiarazione della polizia rumena inviata lunedì ad Agerpres, l’uomo di 30 anni, ricercato a livello internazionale, si sarebbe consegnato alle autorità italiane.
A suo nome, indica la fonte citata, il tribunale di Iaşi ha emesso un mandato di arresto preventivo, indagato per aver commesso il reato di omicidio contro un familiare.
Le autorità italiane stanno avviando la procedura prevista per l’esecuzione dei mandati d’arresto europei, in vista della consegna, ha detto la polizia.
Lo scambio di dati con le autorità italiane è stato effettuato dalla polizia del Servizio Investigativo Criminale di Iasi, attraverso il Centro per la Cooperazione Internazionale di Polizia – Ufficio SIRENE, rispettivamente l’Ufficio SIRENE in Italia.
I pubblici ministeri della Procura della Repubblica presso il tribunale di Iaşi hanno chiesto, giovedì, l’arresto preventivo in contumacia dell’uomo, incriminato per l’omicidio della moglie.
I pubblici ministeri affermano che il sospetto ha aggredito sua moglie per sei anni, con le ferite riportate dalla vittima che hanno portato alla sua morte.
“Infatti, si è riscontrato che, nel periodo 2016-2022, il detto CRA ha ripetutamente esercitato atti di violenza fisica sulla moglie (motivata dal fatto che non traeva più introiti sostanziali dalle attività di chat video) colpendola con i pugni e piedi in diverse zone del corpo ed in particolare nella zona cranica provocando molteplici traumi cranio-cerebrali che hanno portato al continuo deterioramento del suo stato di salute dopo la produzione iniziale di un ematoma sotto – cronico durale con recidiva frontale destra e la posa di igromi emisferici bilaterali Questi si sono evoluti sullo sfondo degli ultimi atti di aggressione fisica complicati da broncopolmonite e hanno portato alla morte della vittima il 03.07.2022”, secondo un comunicato stampa della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Iaşi.
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