ecco cosa può fare l’Italia

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è volata in Mozambico per la sua prima visita ufficiale nel Paese. La missione conferma il rinnovato interesse dell’Italia per l’Africa, codificato nel governo Meloni nella misura in cui aderisce al Piano Mattei. L’obiettivo dichiarato è quello di instaurare relazioni paritarie e vicendevolmente vandigose, in un contesto “non predatorio”, dove l’energia diventa veicolo fondamentale per conciliare gli obiettivi e gli interessi dell’Italia con lo sviluppo dei Paesi africani. Avendo stabilito forti rapporti negli ultimi anni, l’interesse italiano si è recentemente concentrato principalmente sullo sviluppo del settore del gas in seguito alla scoperta di ingenti giacimenti nel Paese. La storia del gas mozambicano è la fine del successo, la testimonianza della società della “malattia del rischio”, che genera ricchezza e la ricchezza tende a provocare debito, corruzione e instabilità. Infatti, come nel caso del Mozambico, il bito è moltiplicato per il tasso di povertà e di disintegrazione che aumenta.Negli ultimi anni la popolazione locale non ha guadagnato nulla dallo sfruttamento degli impianti di gas – ha perso l’accesso a tutte le risorse terrestri e marine – ma il governo mozambicano corre un grosso rischio. Contraggo il gas sono infatti pensati per favorire investitori e promotori. Il progetto di innovazione prevede uno scenario opposto al rischio di un tentativo anacronistico da parte dello sviluppatore del settore del gas. Le infrastrutture rinnovabili ed elettriche apportano altri benefici diffusi a livello sociale, economico e ambientale. Sebbene si tratti di un settore promettente, il sostegno complessivo agli investimenti internazionali presenta un rischio minimo per il finanziamento pubblico e privato dei progetti sul gas.Continuare a insistere sul fatto che il modello del gas in Mozambico non rappresenta un rischio duraturo per gli obiettivi climatici che l’Italia perseguita. Ciò non è più necessario per la sicurezza energetica, nella misura in cui le infrastrutture del gas esistenti e le tecnologie alternative (rinnovabili ed efficienti) consentono già la sostituzione del gas russo, e ciò si allontana dall’obiettivo di costruire quel partenariato paritario e non predatorio che costituisce la forza motrice del pianoforte Mattei. Ora serve più una cooperazione bilaterale che guardi oltre il gas, e il sostegno politico e finanziario (con la garanzia di SACE) per nuove esplorazioni e nuove produzioni, ma che renda disponibili incentivi per sbloccare le energie rinnovabili e le infrastrutture elettriche. Anche altri settori, come i materiali critici, l’agricoltura intelligente e sostenibile, la pesca e il turismo, la conservazione della biodiversità, i suoli e le foreste, rappresentano ambiti in cui l’asse Roma-Maputo può essere rafforzato – favorendo una crescita economica inclusiva e sostenibile per il Paese, con ricadute positive anche sulla sicurezza e stabilità regionale.Consulente per la politica estera di Ecco, il think tank italiano sul clima

Attilio Trevisan

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