È da Iesian il più grande “allevatore di polli” rumeno in Italia. Piccoli furti ma quasi mezzo milione di euro. Rimandato a casa – Ziarul da Iasi

Gli italiani mandano a casa un ladro che sta seminando scompiglio nella penisola. “Specializzato” nel furto di cavi, Constantin Vârtosu faceva parte di una banda che ha commesso decine di crimini, provocando danni superiori a 400.000 euro. Il ladro è rimasto bloccato mentre cambiava la messa, rubando un set di chiavi inglesi, cacciaviti, pinze e due botti di vino di chiesa.

Originario di Ruginoasa, Vârtosu è stato condannato dal tribunale ordinario di Rieti, città del centro Italia, a 4 anni e 6 mesi di reclusione per “furto complice”. Gli Iesiani avevano partecipato a una serie di furti commessi tra luglio 2018 e marzo 2019. In tre mesi i ladri avevano assalito per quattro volte un’ex fabbrica di macchinari industriali di Rieti, chiusa definitivamente. Da lì hanno rubato ogni volta la stessa cosa: 640 metri di cavo in rame da 240 mm e 245 metri di cavo in rame da 300 mm.

Segueva una linea dell’alta tensione dismessa dalla quale hanno rubato 500 kg di cavo, anch’esso di rame. Nei locali di un’azienda di demolizione automobili di Cittaducale hanno rubato 800 kg di cavi in ​​rame e 150 kg di contenitori vari. Hanno rubato 1.000 metri di cavo di rame distribuiti su tre file da un sito industriale e altri 3.000 kg di cavo di rame da una centrale elettrica. L’ultimo attacco ha preso di mira un annesso agricolo, dove sono scomparsi cacciaviti, pinze, forbici, un mazzo di chiavi, una pala, un piccone, due valigie e due botti da 38 litri di vino di chiesa. Questo furto, organizzato nel marzo 2019, sarebbe anche l’ultimo.

Tornò a casa, ma era annoiato

Vârtosu è stato inizialmente indagato agli arresti domiciliari. Dopo più di un anno di vita in casa, il residente di Iesa si annoiò e se ne andò. Le autorità italiane non essendo riuscite a trovarlo, hanno emesso un mandato d’arresto europeo. Si è poi appreso che il ladro era partito per il Belgio e da lì era tornato in Romania. Viveva nel comune di Telești, nella contea di Gorj, dove lavorava come conducente di trattori. In queste condizioni, le autorità italiane hanno chiesto ai romeni che Vârtosu scontasse il resto della pena nel suo Paese natale.

Il caso è stato portato all’attenzione dei magistrati della Corte d’appello di Iași, al fine di verificare le condizioni di esecuzione della pena nel Paese. Affinché un rumeno condannato all’estero possa scontare la pena nel paese, la sentenza deve essere definitiva e il reato deve avere un corrispondente nel codice penale rumeno. Nel caso di Vârtosu la condanna era definitiva e gli atti che gli italiani chiamavano “rapina con complicità” erano equiparati alla rapina secondo la legge rumena. La richiesta delle autorità italiane è stata accolta e Vârtosu sarà condannato a 3 anni, 3 mesi e 23 giorni di carcere. La decisione non è ancora definitiva, può essere impugnata.

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Nerio Baroffio

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