Due casi di abbandono di neonati, a distanza di soli tre giorni, hanno commosso e sconvolto l’Italia.
Se nel primo caso la madre del bambino abbandonato ha partorito in ospedale e poi, dopo circa una settimana, ha deciso di abbandonarlo, nel secondo caso la madre ha partorito in un capannone abbandonato e poi non è arrivata in ospedale, ma solo per abbandonare il bambino.
Enea, il bambino di una settimana abbandonato nella Pasqua cattolica
“Mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale, perché mia madre voleva essere sicura che tutto sarebbe andato bene e che saremmo stati insieme il più possibile”.
Sono queste le parole ritrovate scritte in una lettera accanto a un neonato, lasciato dalla mamma alla “Culla per la vita” del Policlinico Servizio ospedaliero a Milano, la mattina di domenica 9 aprile 2023.
Erano le 11:40 quando il personale medico è stato avvisato della presenza di un bambino caucasico di 2,6 chilogrammi nella culla dell’ospedale.
Nessuno sa chi sia la madre del piccolo, ma è certo che dopo 10 giorni sarà dato in adozione, se la donna non tornerà in ospedale a riprenderselo, Lo riferisce il Corriere della Sera.
Intanto i medici dell’ospedale di Milano stanno lanciando diversi appelli pubblici alla madre del bambino, sperando di convincerla a tornare da lui, promettendogli tutto l’aiuto possibile.
“Opportunità” come la scoperta del piccolo Enea sottolineano quanto sia fondamentale il dispositivo che consente ai genitori di fronte a tali decisioni di lasciare il bambino in un ambiente protetto, perché permette di prendere il bambino e aiutare la madre nella sua drammatica scelta, in completa sicurezza.
Però ho visto questi eventi anche come una sconfitta a livello sociale, perché, in un certo senso, non siamo riusciti a intercettare una madre in grande difficoltà. Una mamma che, se cambia idea, siamo pronti ad accoglierla e ad aiutarla”, ha detto Fabio Mosca, direttore della terapia intensiva neonatale e neonatale dell’ospedale.
“È una cosa che pochi sanno, ma in ospedale si può partorire in modo anonimo, per la sicurezza della madre e del bambino.
Inoltre ci sono le Culle per la Vita: la nostra è all’ingresso della Clinica Mangiagalli e ci permette di accogliere in sicurezza un bambino i cui genitori, purtroppo, non possono tenere con loro.
È una decisione drammatica, ma la Culla consente di affidare il bambino a una struttura dove sono garantite cure immediate e che preserva “l’assoluto anonimato dei genitori”, ha dichiarato Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano.
Un’altra bambina abbandonata dalla madre poco dopo la nascita
Solo tre giorni dopo che Enea è stato abbandonato dalla madre nella Culla per la vita di detto ospedale, un’altra donna ha deciso di abbandonare il suo bambino, questa mattina di mercoledì 12 aprile 2023, questa volta all’ospedale Buzzi di Milano.
Dopo aver dato alla luce una bambina nei locali di un magazzino abbandonato nel quartiere Musocco di Milano, una donna sulla quarantina di nazionalità italiana ha chiamato il 118 per chiedere assistenza medica.
L’ambulanza ha subito trasportato mamma e bambina al pronto soccorso dell’ospedale Buzzi, ma una volta lì la donna ha chiarito e schietto di voler restare anonima e si è addirittura rifiutata di dare un nome alla piccola.
Poi ha lasciato per sempre il neonato tra le braccia del personale medico, anche se ancora una volta la donna ha avuto 10 giorni per ricredersi prima che il piccolo fosse dato in adozione.
La ragazza è stata poi sottoposta a vari test ed esami di routine da parte dei medici, che l’hanno ritenuta in buona salute, secondo quanto riferito Giornale digitale Milano Today.
Anonimo Parto, il programma in Italia che permette alle donne di partorire in completo anonimato
“La nascita di un figlio è un evento straordinario che segna profondamente la vita concreta, affettiva e relazionale di una donna.
Non tutte le donne sono capaci di accogliere la maternità, per un insieme di ragioni che dobbiamo ascoltare, comprendere e riconoscere.
Durante la gravidanza, soprattutto nelle situazioni difficili, affinché la madre risponda adeguatamente ai bisogni del bambino, è fondamentale che la donna sia assistita in modo qualificato, per la sua protezione e quella del nascituro, al fine di evitare decisioni affrettate e spesso drammatiche al momento della nascita.
Dobbiamo sostenere, accompagnare, informare le donne, perché le loro scelte siano libere e consapevolmente responsabili. Il rapporto comunicativo con la donna è fondamentale.
In ospedale, al momento del parto, è necessario garantire la massima riservatezza, senza giudizi di colpa, ma con interventi adeguati ed efficaci per garantire – anche dopo la dimissione – che il parto rimanga anonimo.
La donna che non riconosce il neonato e il neonato stesso sono i due soggetti che la legge deve tutelare, intesi come persone distinte, ciascuna dotata di specifici diritti.
La legge consente alla madre di non riconoscere il figlio e di lasciarlo nell’ospedale dove è nato (DPR 396/2000, art. 30, comma 2) affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela legale.
Il nome della madre rimane per sempre segreto, e l’atto di nascita del bambino indica “nato da donna che non acconsente a essere nominata”, indica un testo sul sito del Ministero della Salute italiano che spiega il ruolo dell'”Anonimo programma “nascita”.
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