“La mia passione è iniziata quando avevo sette anni… non potevo mai camminare e non avevo soldi”, ha detto a Reuters Vanzini, che ora ha 100 anni.

Il sopravvissuto all’Olocausto Vanzini non vede l’ora che arrivi la semifinale di Champions League di mercoledì con i rivali cittadini dell’AC Milan e guarderà l’andata dalla comodità della sua casa di riposo a nord di Padova.

“Ho chiesto a Dio di darmi la gioia per la vittoria dell’Inter e spero che accetterà”, ha detto, indossando una maglia dell’Inter con il suo nome scritto sulla schiena.

“Farei qualsiasi cosa (per vincere), inclusa (rinunciare) alla mia piccola pensione”.

Soldato dell’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale, Vanzini fu catturato dai tedeschi come prigioniero di guerra dopo la resa dell’Italia agli Alleati nel 1943 e sopravvisse agli ultimi mesi del conflitto nel campo di concentramento nazista di Dachau.

Tornato a casa, ha lavorato come autista di autobus e camion.

Vanzini, che ha ricevuto dal club una maglia dell’Inter in occasione del suo centesimo compleanno, ha iniziato a testimoniare le sue esperienze sull’Olocausto nei primi anni 2000.

Comincia le sue mattine guardando fuori dalla finestra, in attesa che il postino gli consegni la Gazzetta dello Sport, il quotidiano sportivo più popolare d’Italia. Ha anche un iPad e ha imparato a guardare lo sport dalle app.

“Andavo a trovare i miei amici che avevano una TV… e se guidavo l’autobus, dicevo alla gente: ‘Per favore, non gridare, devo ascoltare qualcosa’.” Era la cronaca radiofonica delle partite dell’Inter.

Ammira il caposquadra Simone Inzaghi, dicendo che ha commesso “pochissimi errori”. Ma ha un suggerimento per aiutare la squadra a battere il Milan e raggiungere la sua prima finale di Champions League dal 2010.

“Nel primo tempo non dovresti stancarti troppo, ognuno deve stare al proprio posto”, ha detto.