Capo della polizia di Aiud, processato per falso e uso di falso: voleva sfuggire a due uomini d’affari accusati di violenza domestica

Capo della polizia di Aiud, processato per falso e uso di falso: voleva sfuggire a due uomini d’affari accusati di violenza domestica

Un capo della polizia di Alba ha falsificato la dichiarazione di un subordinato accusando due uomini d’affari di violenza domestica. Il patteggiamento è stato respinto dal primo giudice.

L’ufficiale di polizia ha firmato un patteggiamento con i pubblici ministeri per i reati di contraffazione intellettuale e falso. La pena stabilita è di 1 anno e 6 mesi di reclusione con sospensione della pena, che consentirebbe all’ufficiale di polizia di mantenere il suo posto di lavoro.

Il commissario capo (SDB) è accusato di aver falsificato una dichiarazione di un ferito in un fascicolo in suo possesso presso la polizia municipale di Aiud, sulla base del quale, in seguito, il caso è stato archiviato da un pubblico ministero.


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L’intesa è stata respinta dal tribunale di Aiud, in data 23 febbraio 2022, ritenendo che la sentenza stabilita sia troppo lieve rispetto ai fatti addebitati all’ufficiale di polizia. Il Capo della Commissione e la Procura hanno impugnato la decisione in Cassazione.

La persona di cui ha falsificato la dichiarazione è anche un poliziotto ed era un subordinato di Sai Baba presso la struttura di polizia dell’Aiud, in qualità di agente. Quest’ultimo ha accusato due uomini d’affari, marito e moglie, di violenza domestica. Il commissario capo ha ammesso il fatto e ha motivato di voler ridurre il numero delle cause pendenti. Dopo che i fatti sono diventati noti all’interno del sistema, il commissario capo è stato trasferito a una posizione esecutiva all’interno dell’IPJ Alba.

Secondo l’accordo raggiunto tra il poliziotto e un pubblico ministero presso il tribunale di Alba, il commissario capo ha erroneamente scritto nel comunicato che il 5 novembre 2020 il ferito si è presentato dinanzi a lui e ha dichiarato di ritirare le sue denunce contro due persone. che sono stati oggetto di indagine, non chiede più di essere assicurato alla giustizia e non ha più azioni civili nei loro confronti.

L’ufficiale di polizia ha firmato sotto la voce “corpi di polizia giudiziaria della polizia giudiziaria” e ha falsificato la firma della vittima del reato di violenza domestica, firmando in sua vece alla fine delle due pagine del verbale, sotto la voce “persona ha successivamente presentato la dichiarazione falsificata alla causa penale di cui era oggetto di indagine.causa dell’accusa presso il tribunale di Aiud, che, con ordinanza del 10 novembre 2020, ha disposto l’archiviazione del caso.

“Comportamento completamente incompatibile”

“(…) Il tribunale rileva che l’imputato ha commesso il fatto nell’esercizio dei poteri di un organo di indagine penale, investito dell’esercizio di poteri dello Stato. Per contro, ha ricoperto un incarico dirigenziale e, prima di falsificare il dichiarazione, ha cercato di indurlo (…) a ritirare la sua precedente denuncia.Tale comportamento è del tutto incompatibile con la funzione di polizia giudiziaria della polizia giudiziaria e amplifica il pericolo che l’atto dell’imputato pone ai rapporti sociali legati alla corretta amministrazione giustizia, rispettivamente alla fiducia di cui devono godere gli atti degli operai della polizia rumena.

Infine e soprattutto, dal punto di vista della motivazione e della finalità perseguita dal convenuto, il giudice ritiene che l’atto asserito costituisca una vera e propria violazione del dovere, un diniego di giustizia nei confronti della persona citata (…) e grave danno all’immagine della polizia rumena nel suo insieme. La diminuzione dello stock di fascicoli, motivo addotto dall’imputato per giustificare il fatto, ha dovuto essere da lui affrontata diversamente, tenuto conto dell’esperienza che ha come agente di polizia e delle attribuzioni che gli sono ricadute a causa della posizione di direzione che ha tenuto”, si legge nella motivazione della decisione del tribunale, secondo rejust.ro.

Il gip ha ritenuto che la scelta del pm dell’ente di sospendere l’esecuzione della sentenza non sia giustificata nel contenuto dell’accordo. “(…) Tenuto conto degli elementi di illegittimità individuati e considerato che la soluzione trovata è troppo morbida (in un’ottica di individualizzazione dell’esecuzione della pena) rispetto alla finalità del processo penale, che deve garantire sia l’educazione dell’imputato, nel senso di non commettere più atti antisociali, oltre a prevenire la commissione dei reati, il giudice respingerà il patteggiamento raggiunto dalla procura presso il tribunale di Alba con l’imputato (…), incriminato per aver commesso i reati di falso e uso di falsità”, si legge anche nel documento.

La procedura di rinvio dell’esecuzione della pena prevista dal nuovo codice penale consente agli imputati condannati di sottrarsi a ulteriori provvedimenti, come l’esercizio di una funzione pubblica. Pertanto, il commissario capo rimarrebbe comunque all’interno della struttura dell’IPJ Alba.

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Tarso Mannarino

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