Bernabé Bocca è rimasto eletto presidente della Fondazione Cr Firenze. La scena, con l’attuale blocco di potere in città, non sarebbe credibile, se si materializzasse lunedì mattina. La ragione? Impossibile, il giorno prima, che un ex senatore di Forza Italia (e con il suo Dna torinese/romano) potesse capitare al poliziotto più importante dopo quello di Sindaco. Perché la Fondazione è di fatto, da decenni, la “cassaforte” privata di Firenze, che, per fare un esempio, Nel 2022 ha finanziato numerosi interventi con 35 milioniassociazioni e sopratotta la cultura della città. L’Ente è uno dei maggiori azionisti di Banca Intesa, grazie i cui dividendi fa da mecenatismo all’ombra di Palazzo Vecchio,non è un giocatore singolo.
La nomina di Bocca — 60 anni, presidente di Federalberghi e proprietario di un albergo nel centro Italia (tra cui la prestigiosa Villa Medici a Firenze), marito di Benedetta Geronzi, figlia del banchiere Cesare — sarebbe stata impossibile da immaginare. a proposito, fino poco fa Ma ciò che sta accadendo nella scena dimustra, e in uno dei pochi forti rimasti del centrosinistra italiano, è che la geometria politica si sta adattando ai nuovi equilibri di potere. E fino all’ultimo momento, ancora una volta, l’ho scambiato con l’amico di Matteo Renzi, per l’amico di Bocca. Ad esempio, il vertice della Fondazione Cr Firenze non può costituirsi in una sorta di “patto sindacale” tra Curia e Comune. La cattolica ha parlato con tutti di Francesco Rossi Ferrini, manager di JP Morgan.
Mentre alla Camera dei Comuni, senza troppo entusiasmo, avevano segnalato l’ex presidente di Scienze politiche Sandro Rogari, poi saltato per un’incompatibilità. Alla guida di Bocca è arrivato il mio alla prova del voto: 7 voti contro 5 del consiglio direttivo. Dietro le quinte è l’opera dell’ex sindacato ed ex premier, che unisce le forze con il fedele amico Marco Carrai (membro del cda) che insisteva per restare impigliati in diversi. La tensione, con le elezioni amministrative di maggio è andata a buon fine e con un Pd puntualmente litigiosissimo, I palazzi del potere fiorentino sono di tutti gli stili. Regna soprato l’incertezza sui chi con il successore di Dario Nardella. Più saggio, quindi, apriva tutta la prospettiva: e questo si conferma il gioco di Renzi.
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