Il corpo senza vita di una neonata è stato trovato venerdì 28 aprile in un cassonetto nella città italiana di Milano (Lombardia). L’autopsia ha confermato che la bambina era nata morta, poiché al momento del parto non respirava. Ancora non identificata, la madre del piccolo potrebbe avere seri problemi di salute.
Come riferisce La Repubblicail neonato è stato trovato morto all’interno di un cassonetto della Caritas utilizzato per la raccolta degli abiti usati a Milano, più precisamente nel quartiere Città Studi, all’angolo tra via Sandro Botticelli e via Cesare Saldini.
Il primo allarme è stato dato da un uomo che venerdì sera, intorno alle 20:00, si è avvicinato a un cassonetto e ha notato la presenza del bambino. L’uomo ha fermato un altro passante che ha chiamato il 118 perché sprovvisto di telefono, secondo corriere.it.
“Sembrava una bambola”, ha detto Giacomo B., un pensionato di 70 anni, che è passato davanti al cassonetto e ha visto dentro diversi vestiti e asciugamani che sembravano nuovi.
Li ha esaminati per vedere che aspetto avessero, alcuni li ha spinti da parte, poi ha visto un corpicino avvolto in una felpa di lana rossa e un asciugamano giallo con parte della placenta ancora attaccata, segno che era nato da poco.
“Non è una bambola, è una ragazza vera”, si rese conto. Non avendo un cellulare, ha fermato un altro uomo, di 74 anni, che passeggiava tranquillo sul marciapiede di via Botticelli, nel cuore del quartiere Città Studi, e gli ha mostrato il neonato che era uscito dal cassonetto.
La prima chiamata è stata fatta al 118, sperando che il corpicino immobile fosse ancora vivo. Quando sono arrivati i paramedici, la rianimazione cardiopolmonare è stata inutile perché il bambino era morto da tempo, probabilmente diverse ore.
Giacomo ha visto arrivare le auto della polizia, gli agenti gli hanno chiesto come avesse trovato quel cadavere e se avesse visto qualcuno vicino al cassonetto. Il settantenne è addirittura diventato un sospettato, come accade quando si compie un delitto e bisogna scoprire il colpevole.
Ma anche se il fascicolo aperto dal pm Paolo Storari prevede l’ipotesi di “infanticidio”, è molto più probabile che si tratti di una storia di emarginazione e disperazione. Solo un mistero non poteva essere chiarito in breve tempo: chi ha lasciato lì il corpo della bambina?
L’autopsia della salma si è protratta fino a tarda notte. Durante il primo esame, il medico legale ha escluso segni di violenza ma non ha potuto dire con esattezza se la ragazza fosse nata viva o già morta. Una questione che, dal punto di vista legale, avrebbe coinvolto anche un’altra ipotesi di reato che avrebbe rivalutato la posizione della madre.
Secondo gli inquirenti la donna avrebbe compiuto il gesto in stato di choc, proprio per la morte prematura del neonato. Per questi motivi i carabinieri hanno rinnovato l’appello ai genitori affinché si identifichino, in modo da chiarire meglio cosa sia accaduto alla piccola.
Gli inquirenti sono inoltre sempre più convinti che la piccola sia stata lasciata già morta dalla madre o da qualcuno che potrebbe averla aiutata con un parto clandestino in casa.
Sembra che chi ha abbandonato la neonata volesse trovarla. Il corpo, recante ancora le tracce della placenta e del cordone ombelicale tagliato in modo tradizionale, è stato coperto con una felpa, poi avvolto in vari indumenti e un asciugamano.
Ma questo “pacco” è stato riposto nel cassonetto dei vestiti usati senza far girare il meccanismo rotante che fa cadere i vestiti nel contenitore sottostante.
Finora le ricerche effettuate non hanno prodotto alcun risultato. Le telecamere di sorveglianza della regione e degli ospedali della provincia di Milano controllano se ci sono state donne con problemi al parto.
Gli organi investigativi hanno controllato anche le zone della zona est della città di Milano. Ma anche qui non ci sono state grandi novità. Sul caso sta ancora indagando la squadra mobile coordinata dal pm Storari.
Città Studi è una zona residenziale e universitaria, vicinissima a via Botticelli dove ha sede l’Istituto dei Tumori e il padiglione scientifico e forense Statale (Università degli Studi di Milano).
Poiché il quartiere non è fuori mano, solo la madre, per il momento anonima, potrà spiegare le ragioni di una decisione così straziante e disperata.
“Studente. Appassionato fanatico dell’alcol. Professionista televisivo. Pioniere di Twitter. Risolutore di problemi.”