Il populismo estremista, come mezzo per adulare le persone, per “dire loro quello che vogliono sentire” in modo sistematico, aggressivo e violento, non è una malattia nuova, non è apparsa ieri, l’altro ieri. È un vecchio demone della vita pubblica. Se qualcuno immagina che, proprio perché conosciuto da tanto tempo, il populismo sia stato studiato a sufficienza e per questo che sia facile da capire, quindi anche facile da contrastare, si sbaglia. Gli antichi demoni sono difficili, se non impossibili, da sconfiggere. Così è con il populismo. Ci sono bei momenti in cui te ne liberi, ma la storia ci insegna che non dovresti mai dormire su un orecchio perché tornano proprio quando meno te lo aspetti. Dobbiamo essere sempre vigili. E in Romania, abbiamo buone ragioni per essere vigili.
Il populismo è pericoloso perché è come un bellissimo palloncino colorato e luccicante, ma è cattivo e tossico. Tante chiacchiere, dividendo il mondo in buoni e cattivi, il tutto racchiuso in un filo narrativo che non manca di teorie del complotto. E, per i populisti, le leggi dovrebbero essere rispettate solo quando sono d’accordo con loro o solo da altri. Insomma, è la ricetta populista. In realtà, dietro questo mix di discorsi seducenti e insolenti, c’è solo totale incompetenza, disprezzo per ogni professionalità, minaccia e aggressività. Tutti sono forieri di violenza e tirannia. Questo è il pericolo del populismo, distruggendo i percorsi che potrebbero portare alla pace e all’equità sociale, alla libertà e alla diversità, alla tolleranza e alla decenza.
Per questi motivi, opporsi all’ascesa del populismo equivale a opporsi alla tirannia. Qualsiasi populista che riesca ad affascinare categorie sociali numericamente significative, una volta investito del potere, camminerà sui cadaveri. Da nessuna parte, non è mai successo diversamente. Simile a come hanno agito i comunisti quando hanno preso il potere – liquidando le élite – qualsiasi populista farà lo stesso. Così in Spagna sotto Franco, in Italia sotto Mussolini, così nelle sfortunate dittature che hanno rovinato i paesi del Sud America nel secolo scorso, le élite ungheresi sono oggi timorose, la Gran Bretagna vive nella disillusione dopo essersi ubriacata dell’ondata populista che ha generato la Brexit , gli Stati Uniti non sono ancora del tutto sfuggiti all’incubo dell’assalto al Campidoglio.
Il populismo, più cresce e più diventa contagioso perché ha la capacità di unire categorie sociali estreme che altrimenti non si assocerebbero mai. Come può farlo? Non certo appellandosi alla ragione o all’empatia, ma soffermandosi su due e due soli sentimenti: rabbia e paura. I collerici sono i clienti perfetti dei populisti, una specie di siluro, saranno usati come munizioni, prendendo di mira avversari e istituzioni democratiche. Paura del cambiamento, paura di ciò che potrebbe portare il domani, qualsiasi paura fa bene ai populisti che la usano come vulnerabilità. La paura prende anche i seguaci perché, se a un certo punto si rendono conto di essere sulla strada del disastro, di sapere cosa succederà se provano a dissociarsi dal leader e dal movimento, i populisti puniscono in modo esemplare ciò che appare loro come tradimento.
Ho finora evitato di usare in questo testo il nome di un partito rumeno populista e aggressivo. Tutti sanno chi è, ho già scritto dei suoi atti antidemocratici, ho chiesto ufficialmente la sua messa al bando, e questo non come “opinione” politica, ma a seguito di ripetute violazioni di diverse leggi, violenze contro nominati democraticamente o funzionari eletti. Legalmente ci sono tutti i presupposti perché uno scandalo venga tolto dal campo di gioco, come il calcio, la pallamano o il tennis, se vogliamo. Allo stesso modo, in un Paese democratico, quando compare un populista che attacca le leggi e le istituzioni, deve essere annientato dallo stato di diritto, cioè dalla giustizia. Che sia stato eletto dal popolo o no, perché – giusto? – in democrazia nessuno, nemmeno gli eletti del popolo, è al di sopra della legge.
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