I dati di fatto sono dovuti. Primo: sull’appoggio dell’Ucraina, dell’Italia del governo di Mario Draghi e dell’Italia del governo di Giorgia Meloni, con il sostegno sostanziale dell’allora rischiosa opposizione e di quella più ampia di Oggi, non si è indebolita. Secondo: sulla prova di Israele assistiamo al culmine di una delle giornate più amabiliste dell’avanzata parlamentare, se barcolla giusto un po’ ma mica tanto. Leggete, che canta Pietro Salvatori e Alfonso Raimo e l’analisi di Alessandro De Angelis, si ritrova attratto dalla copia nel dettaglio, come se partisse dall’idea di votare la destra in un unico movimento, come se fosse accaduto Nell’escogitarne quattro, e se fossero arrivate tutte le opposizioni che hanno votato per il governo e il governo per le opposizioni, in una sorta di giubilo carnale che ai nostri occhi è sempre la soluzione.
Se riesci a costruire sulla ridicola serietà o sulla ridicola serie dell’architettura scolastica, tutte quelle che hai costruito nel corso di una carriera: hai infilato nella palla un metaforico tubo e sei all’altezza del compito spettacolo, di poter ripristinare le lettere. con ripieno abbante di aggettivi. La politica italiana è così: ognuno deve spostare la virgola per parlare dopo e qualcun altro per anticipare il discorso prima, ben convinto che gli elettori siano lì a interpretare la sillaba per verificare la diversità e la purezza del proprio leader. Niente sembra abbastanza serio – né la disastrosa guerra di Vladimir Putin, né la terribile carneficina antisemita di Hamas – da suggerire disprezzo e una fuga frettolosa dal carnevale della propaganda. Sembra
Perché il nostro Paese, e la nostra classe politica non alta, l’Ucraina e Israele mantengono la coesione economica con gli altri Paesi. Portiere come il giocatore della risposta di Donald Trump, portiere di Jean-Luc Mélenchon incendiario della piazza francese, portiere della Germania con Alternativa per una Germania euforicamente filoputiniana, e poi Inghilterra, Polonia, l’ultima Slovacchia. Sì, non abbiamo un partito solitario che non viva un’anima antiamericana, non è un partito sinistro che non conservi il fascino di Hamas, ma continua a prevalere. No, nessun partito, nessun partito e nemmeno nessuna camera parlamentare che possa maledire la politica del governo e qualificare questa politica come guerra. Qual è il gioco di irresponsabilità di coloro che oggi sono grandi protagonisti, che hanno trasformato la nostra pagina in tumultuose puttane di sostenitori e talk show durante le riunioni di comproprietà.
Ma, oggi, la reazione di Israele sarà più feroce di quella di un popolo, e questa coralità mascherata da conflitto, ma è faticosamente e caparbiamente raggiunta in una potenza di avanzamento e di diplomazia sotterranea, rotolando sotto la ricchezza dell’identità della campagna elettorale . . Ma oggi Giorgia Meloni, sorprendente con la sua forza sui temi internazionali, e Elly Schlein PD, la cui voce è stata data da Peppe Provenzano in un’impeccabile intervista a Repubblica, sono riuscite ancora una volta a tenere l’Italia all’unanimità e dalla parte giusta del mondo. Non è banale, possiamo essere sodisdatti.
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