A cura di Marius Mitran. Il mondo inizia con me, su Messi e l’Argentina

In un film grandioso e crudele, forse il miglior film mai realizzato da un rumeno, Glissando, Mircea Daneliuc propone il classico tema dell’uomo fortunato, che fugge in un mondo dove tutto scivola, scivola verso il male, verso una certa dittatura e verso un stato nuovo, superficiale, povero di idee ma ricco di parole. Aujourd’hui nous sommes tous contraints de vivre dans une telle société, écrasés par l’opinion de celui qui écrit sans pouvoir comprendre, qui ne reconnaît ni l’histoire, ni le génie, ni les temps qui sont, encore moins ceux qui ont estate. Tutto tende verso qualcosa di sconosciuto, il pavimento, il parquet e i quadri alle pareti, che pendono sempre più di traverso sui loro vecchi chiodi arrugginiti. E la fortuna non salva più nessuno.

Glissando risale al 1984. Il 5 luglio di quell’anno, a Napoli, al San Paolo, Diego Armando Maradona fu presentato a una folla che sognava qualcosa, ma non aveva idea di cosa gli sarebbe successo, da quei momenti. Una grande fortuna la colpirà negli anni a venire e la salverà per l’eternità.

Quasi mezzo secolo dopo, l’ombra immensa del calciatore più amato dai terrestri, copre una folla che non riconosce più la sua supremazia, ma quasi da nessuna parte. Messi, quello che ha vinto L’altro ieri i Mondiali, hanno preso l’Argentina in spalla ed è fuggita con le domande. Gli anni ’80 ti hanno permesso di indossarli e poi le persone hanno persino ricevuto risposte, non solo verdetti come oggi.

Editoriale Marius Mitran! Il mondo inizia con me!

Questo mondo aveva film, musica, attori, registi, grandi scrittori, grandi calciatori. Aveva pietre miliari, aveva anche drammi, oh-ho, tanta lucidità, così tanto dramma, giusto? Il mondo di oggi ha solo certezze, i paragoni lo confondono, odia il dopo, chi è sfortunato non esiste, chi sa qualcosa, taci! Per stare zitto. E accetta.

I nuovi e fortunati non hanno visto questi film, non hanno letto i grandi libri, non hanno visto RF Germania-Francia o Brasile-Italia. Non ricordo gli anni, non serve a nessuno. Ma la gente di oggi, noi compresi, quelli che hanno studiato contemporaneamente la teoria della letteratura e quella del calcio, fortunati come il signor Teodorescu de Daneliuc, e sconfitti come lui, dalla dittatura della malavita, capiscono che Diego Armando Maradona scappato con un altro argentino sottobraccio, quello non offerto dal portiere dei Mondiali, che darebbe un guanto a tutto il quartiere, pardon, allo stadio. Uno che appare come Duckadam, i tiri in porta dell’olandese Van Dijk e Berghuis, poi, nel finale, quello di Kingsley Coman, a cui Tchouameni ha regalato un calcio di punizione. Sebbene l’Argentina di Diego avesse anche un ottimo portiere, non fu Pumpido a portarli al titolo definitivo nel 1986. Né Olarticoechea, né Brown, né Enrique, né Bilardo. Mentre Dibu Martinez ha preso questo, parando magistralmente sul tiro di Kolo Muani al 123 ‘.

Maradona ha fatto tutto da solo. Lui che governava una Terra che aveva ancora il potere di ridere e credere. Soprattutto, credi!

È stato bello! Nessuna statistica, nessun record, solo la voce di Victor Hugo Morales che fluttua su un mondo ormai andato, spezzato, bandito. Anche i due milioni di persone che hanno bloccato il traffico a Buenos Aires per baciargli i piedi e Il mantello di Messi, ricordi e fede, lo hanno fatto. Dalla convinzione di avere davanti a sé il più grande calciatore di tutti i tempi, meno qualche anno. ’80, fino al ’90… qualcosa del genere.

Il mondo comincia con me, credo gridi Lionel, ma si sbaglia. L’altro ragazzo, che ha segnato quattro gol in finale, anche lui con “M”, ne ha già comprati domani e altri dieci. Forse anche di più.

Il tuo Messi, il popolo di oggi, subirà il destino del nostro peccatore drogato, filmato e infine autogiustiziato. Domani cadranno i record, uno dopo l’altro, e quelli di Messi e Cristiano, quelli che fuggono per fare a pezzi la terra, Mbappe e Haaland governeranno i cieli e la terra, e i siti e i tiktok su cui cammineranno appollaiati fino a vittoria totale.

Vale a dire fino al giorno in cui, da qualche parte, nella pampa argentina, o chissà dove, a Rio o ad Amsterdam, a Săcele o a Casablanca, a Minas Gerais o a Bistreț, nascerà un bambino che vivrà con la ricordi nostri, di un mondo che da diversi decenni sta scivolando verso un tavolo dove gioca solo chi ha soldi. E che soldi, figliolo!
“A Montecarlo ha incontrato qualche imbroglione, signor Teodorescu, perché solo lì ha perso la sua fortuna? grida la moglie del suo amico, il personaggio di Daneliuc. “Signora, non ci sono imbroglioni lì, ci sono solo patate. I veri imbroglioni sono stati tanto tempo fa… Giulio Cesare, Napoleone, Baudelaire, Madame, questi imbroglioni!”.

E il dialogo continua, lei, Tora Vasilescu, lui, Ștefan Iordache. Per anni, nella mia testa, ho aggiunto un altro nome alla lista del signor Teodorescu. Maradona, sì.

I geni interpretano in modo strano certi spartiti. Maradona e Messi lo hanno dimostrato. Questi sono i primi due della nostra vita. Strano, bello, ma in quest’ordine. Credo di si.
Per il resto i film erano grandiosi, come dicevo, i libri li scrivevano Marquez e Borges, i gol, per come venivano segnati, diventavano il secolo. Ho vissuto. Il mondo non è iniziato con Messi e nemmeno con Maradona. Ho letto, mi è piaciuto, credo di aver capito qualcosa di libri, amore e calcio. Non sospettavo nemmeno che il mondiale sarebbe iniziato, poco dopo, con Messi!

“Ci sono imbroglioni, signor Mitran?”

Per 36 anni, non voglio rispondere a questa domanda.

I cattivi allora ti hanno battuto con le storie, i buoni oggi ti hanno battuto con le statistiche.

Conosciuto con il soprannome di “Maestro” per la sua conoscenza del calcio e dello sport in generale, Marius Mitran torna nel team ProSport dopo una pausa di 16 anni. Ha esordito nella stampa nel 1992 presso il quotidiano Ora (1992-1994). Dopo due anni, è entrato a far parte di Gazeta Sporturilor (1994-1995), … Leggi di più

Guiberto Perro

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