Il professore universitario Vasile Ghețău racconta a RFI che il quadro è diverso da una regione all’altra: “Il raggiungimento degli otto miliardi non è altro che il risultato del progresso economico, sociale, culturale e medico avvenuto nel nostro mondo dopo la seconda guerra mondiale”. (…). Il tono è ottimista, perché è una vittoria dell’umanità nella lotta alla mortalità, ma tenendo conto delle dinamiche della popolazione mondiale e soprattutto delle particolarità e delle implicazioni regionali, c’è molta prudenza in questa valutazione”.
Sottolinea che la popolazione dell’intera Europa non gode di ottima salute: “Passerei da questa visione ottimistica globale dell’umanità a quella regionale dell’Europa, quindi dell’UE in particolare e della Romania. , perché sembra giusto per me giudicare l’aumento della popolazione mondiale a otto miliardi, ma senza dimenticare che la Romania è in un declino demografico spalmato su 33 anni. La popolazione di tutta l’Europa non gode di ottima salute”.
Attualmente metà della popolazione mondiale vive in sette paesi: Cina, India, Stati Uniti, Brasile, Indonesia, Pakistan e Nigeria.
Secondo le Nazioni Unite, oltre la metà della crescita della popolazione fino al 2050 proverrà da soli otto paesi: Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania.
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