Grande successo negli affari. I russi Lukoil hanno trovato nuovi partner commerciali. Sfortuna per Bruxelles

La società russa Lukoil prevede di ristrutturare la sua unità aziendale Litasco e vendere la raffineria italiana ISAB per ridurre l’impatto delle sanzioni dell’UE sul greggio di stato di Vladimir Putin, scrive Bloomberg.

Così, in una prima fase, Litasco sarà divisa in due unità, una con sede a Ginevra, che si chiamerà Litasco West, e l’altra a Dubai. Litasco West gestirà le consegne di petrolio non russo in Europa e gestirà raffinerie in Bulgaria e Romania.

La società svizzera deterrà una partecipazione di minoranza nella raffineria gestita da Total Energies SE, da Olanda. Litasco Middle East, con sede a Dubai, sarà responsabile del commercio di petrolio russo e delle operazioni in Asia.

Lukoil potrebbe chiudere dopo il 5 dicembre se l’embargo dell’UE sul petrolio russo entrerà in vigore, avvertono i media occidentali. La raffineria italiana fornisce circa un quarto dei prodotti petroliferi “Boot’s” e impiega 3.000 persone.

Dubai è diventata una destinazione privilegiata per i cittadini russi e le potenti aziende che possono permettersi di trasferirsi all’estero. Gli Emirati Arabi Uniti, il cui principale centro d’affari è Dubai, non hanno applicato le politiche dell’Europa e degli Stati Uniti nei confronti della Russia. Anche Dubai resta attraente, grazie in particolare alle basse tasse fissate dai leader.

Problemi per Lukoil. L’UE continua a inviare armi a Volodymyr Zelensky

Certamente, quando si tratta di affari in Europa, per Lukoil si prospettano tempi sempre più turbolenti. Se i Democratici e Ursula von der Leyen rimarrà al potere, la guerra in Ucraina continuerà. Il conflitto è tutt’altro che finito, posizione assunta dai leader americani ed europei.

“L’annessione illegale proclamata da Putin non cambierà nulla. Tutti i territori occupati illegalmente dagli invasori russi sono terre ucraine e faranno sempre parte di questo Stato sovrano”, ha affermato il presidente della Commissione europeasu Twitter.

Tarso Mannarino

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