Aldo Moro, importante politico italiano, primo ministro nei periodi 1963-1968 e 1974-1976 e leader della Democrazia Cristiana, è rimasto nella storia non solo per i suoi meriti di primo ministro, ma anche per il suo tragico destino. La vita di Aldo Moro si interruppe bruscamente dopo essere stato rapito dai terroristi e poi ucciso. Il suo corpo fu ritrovato nel bagagliaio di un’auto, crivellato da 11 proiettili, il 9 maggio 1978. Responsabili dell’assassinio erano membri del gruppo delle Brigate Rosse.
La vita di Aldo Moro: un politico colto, competente e con capacità di negoziazione
Nato nel 1916 a Maglie, in provincia di Lecce, Aldo Moro proveniva da una famiglia colta: il padre era ispettore scolastico e la madre insegnante. A causa dell’obesità di cui soffriva da bambino, era spesso vittima di dispetti da parte dei suoi coetanei. La sua famiglia lo ha cresciuto come cristiano-cattolico, con Moro che faceva parte di vari gruppi giovanili di orientamento religioso nelle scuole che frequentava. Ha studiato giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari, dove è stato membro della Federazione Universitaria Cattolica.
Nel 1939 si trasferì a Roma, dove divenne presidente nazionale del gruppo religioso Federazione Universitaria Cattolica Italiana, ma abbandonò tale incarico dopo essere stato chiamato alle armi nel 1942. Entrò quindi nell’esercito come fante, poi prestò servizio in aeronautica militare.
Poco dopo Moro divenne attivista di un gruppo antifascista segreto di orientamento cattolico. Alcuni membri del gruppo formarono successivamente il Partito Democratico Cristiano, che avrebbe svolto un ruolo cruciale nel governo italiano nel dopoguerra, dopo la caduta del fascismo.
Nel 1948 Moro entrò al Parlamento italiano come rappresentante della Democrazia Cristiana. Fu eletto sottosegretario alla Farnesina nel governo di Alcide De Gasperi.
Intanto, a livello personale, Moro aveva sposato nel 1945 Eleonora Chiavarelli, dalla quale ebbe quattro figli. Parallelamente alla carriera politica, è stato professore all’Università di Bari. Nel 63 fu trasferito a quello di Roma.
La vita di Aldo Moro: l’artefice del “compromesso storico” con i comunisti, destinato a riportare stabilità al Paese
Aldo Moro era noto anche per le sue capacità negoziali. Il politico italiano ha offerto al Partito Socialista Italiano, guidato da Pietro Nenni, la possibilità di far parte del governo, nonostante la disapprovazione di alcuni colleghi di partito.
Negli anni ’70 riuscì, grazie a queste capacità, a creare un’alleanza tra il Partito Comunista, guidato da Enrico Berlinguere il Partito Democratico Cristiano. Questa alleanza è anche chiamata il “compromesso storico”, una decisione che ha scontentato sia gli americani (che sostenevano i democratici) sia i russi (i sostenitori dei comunisti).
La vita di Aldo Moro: misterioso rapimento e sanguinoso assassinio
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Il 16 marzo 1978, al momento del suo rapimento, Aldo Moro si recò alla Camera dei Deputati, dove si apprestava a manifestare il suo sostegno al governo formato da Giulio Andreotti (deputato della Democrazia Cristiana), sostenuto, per prima volta e dal Partito Comunista.
Così, la mattina del 16 marzo 1978, l’auto su cui viaggiava Aldo Moro cadde in un’imboscata in via Fani a Roma. Le sue cinque guardie del corpo sono state uccise e il politico è stato rapito da terroristi appartenenti al gruppo delle Brigate Rosse. In cambio, i terroristi hanno chiesto il rilascio di alcuni membri del gruppo che erano in prigione.
Mentre era prigioniero, Aldo Moro scrisse 86 lettere, indirizzate alla sua famiglia, ai suoi colleghi di partito o a Papa Paolo VI. Alcuni di loro sono stati spediti, altri no.
Purtroppo le trattative per il rilascio sono fallite e anche le indagini delle autorità non hanno avuto successo. La stampa dell’epoca avrebbe scritto che alcuni politici non avrebbero voluto la liberazione di Moro. Molti estremisti non vedevano di buon occhio il “compromesso storico” da lui raggiunto.
Dopo 55 giorni di prigionia, il 9 maggio, il corpo di Aldo Moro venne ritrovato crivellato da 11 proiettili, nel bagagliaio di un’auto. Si diceva all’epoca che Moro avesse fatto importanti rivelazioni durante la sua prigionia, cosa che i politici dell’epoca avrebbero temuto, ma non è mai stata trovata alcuna traccia di queste rivelazioni.
Nonostante siano state svolte numerose indagini, il rapimento e la morte di Aldo Moro resta ancora un mistero.
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