Gheorghe Cerin (foto 1) è un primario cardiologo, primario del Dipartimento di Cardiologia e Medicina Interna presso la Clinica San Gaudenzio, Novara, Italia e direttore scientifico dell’Ospedale Monza di Bucarest. Alla Gazeta Românească ha spiegato i progetti e le intenzioni dei membri della nuova associazione – Associazione Medici Rumeni d’Italia (AMRoI) per la comunità rumena in Italia.
Signor Dott. Cerin, è stata recentemente costituita a Milano l’Associazione dei Medici Rumeni in Italia. Come è nata questa associazione?
“Purtroppo per il popolo romeno, da più di due decenni i medici di questo Paese lasciano il Paese, cercando lavoro altrove, dove è dovuto il rispetto per la loro professione e per la loro persona, in una professione strettamente legata alla vita e alla salute dell’essere umano , molto sensibile e molto difficile. Dico rispetto perché non bisogna dimenticare che per conseguire il diploma della Facoltà di Medicina un giovane deve studiare e sostenere esami in modo continuativo, per un minimo di 18 anni. E una volta conseguito il dottorato, lo attende un concorso molto difficile. Poi, se ci riesce, altri 4-5 o 6 anni di studi difficili (a volte sette…) e sacrifici, per ottenere il titolo di medico specialista. Spero che sarete d’accordo con me nel dire che questo lavoro comporta uno sforzo continuo, difficile da eguagliare in altre professioni. Senza dimenticare di sostenere gli esami per diventare medico curante o gli esami di dottorato…
Questo fenomeno sociale ha causato la migrazione di migliaia e migliaia di operatori sanitari dalla Romania – medici e infermieri – e oggi ci sono paesi in Europa dove i medici rumeni hanno creato vere e proprie comunità, dove se ne contano a migliaia: la Francia, per esempio, o Germania o Inghilterra.
Qui è nata per la prima volta l’idea e il bisogno spontaneo dei medici rumeni di riunirsi e formare una propria associazione professionale, che li rappresentasse davanti al nuovo gruppo sociale, nei loro luoghi di lavoro e nella loro vita di cittadini. . noi in altri paesi. Sebbene in Italia il numero dei medici rumeni non raggiunga cifre così elevate, l’idea di unirci e formare un’associazione per noi – così come per gli oltre 1,5 milioni di concittadini che vivono e lavorano qui, ha preso forma e si è affermata nel tempo, per concretizzarsi infine a Milano con la creazione di AMRoI. Direi che il fermento e l’enzima che ha catalizzato queste aspirazioni è stato il Consolato di Romania a Milano, con l’appoggio diretto del Console Generale Georgescu Adrian e, assiduamente direi, del Console Căpăţănă Cristian, che ha proposto di accogliere temporaneamente il neonato. struttura associativa dei medici rumeni in Italia. »
Chi sono i soci fondatori di questa associazione? Chi può aderire e secondo quali criteri?
“Finora abbiamo parlato dell’Associazione dei medici rumeni in Italia, anche se in realtà è l’Associazione dei medici, odontoiatri e psicologi rumeni in Italia, e penso che questo dettaglio risponda alla tua domanda su chi potrebbe associarsi a questa organizzazione Per ora Forse domani prenderemo in considerazione, perché no, l’espansione di questa associazione, includendo i nostri più stretti colleghi, gli assistenti medici rumeni provenienti dall’Italia.
Aspettiamo quindi a braccia aperte tutti i nostri colleghi medici rumeni che lavorano in Italia e li invitiamo a partecipare e ad iscriversi all’associazione se lo desiderano. Naturalmente i membri dell’associazione devono aderire e rispettarne lo statuto, che presto potranno consultare sul sito dell’Associazione (attualmente in costruzione).
Essere membro di un’associazione implica in generale alcuni diritti ma soprattutto obblighi. Ricordo ai colleghi interessati che ci aspettiamo da loro disponibilità, per chi ha bisogno di noi, dei nostri concittadini: disponibilità di tempo, di idee, di competenze. I soci fondatori dell’AMRI sono:
Dott. GHEORGHE CERIN (Presidente)
Dott. FLORIN BOLBOACA (Vicepresidente)
Dott.ssa CORINA LEPADATU (Vicepresidente)
Dott. GIANI CATALIN HUCI (Vicepresidente)
Dott.ssa MIRELA SPANU (Vicepresidente)
Dott. FLAVIUS SEBASTIAN CALARAS (Vicepresidente)”
Che associazione propone, dottore? A chi sono rivolti i vostri programmi? Cosa pensi che si debba fare per i cittadini rumeni in Italia?
“Naturalmente vogliamo affermarci come professionisti nella nuova realtà medica e sociale italiana, una realtà che non è proprio nuova per buona parte di noi, e per questo abbiamo sul tavolo diversi progetti professionali.
Ma soprattutto vorremmo lanciare progetti sanitari dedicati ai rumeni che vivono e lavorano in Italia. Siamo numerosi – siamo infatti la prima etnia di emigrazione italiana – con più di un milione e mezzo di persone, e dal punto di vista sanitario è molto difficile sapere come e dove siamo come gruppo sociale ed emigranti. …
Sappiamo però che lo stato di salute di una comunità può essere mappato analizzando le cause di morte di quel gruppo. Per questo motivo nel 2007, con il supporto del Console Dinu Tiberiu, abbiamo effettuato una prima analisi delle cause di morte di un gruppo di 519 persone di origine rumena, morte in questo periodo in Italia. È così che ho scoperto che circa il 50% di loro è morto a causa di incidenti stradali e il 25% di loro è morto per un ictus o un infarto del miocardio. Ma ciò che è ancora più grave è che l’età media di morte per l’intero gruppo di studio era di 40 anni, e per coloro che soffrivano di malattie cardiovascolari (ictus, infarto), l’età media di morte era di soli 44 anni!
Il y a beaucoup de commentaires qui peuvent être faits à propos de ces chiffres, et peut-être y reviendrons-nous à une autre occasion, mais la première considération que je ferais est que nous devons avant tout communiquer ces données à la communauté roumaine d ‘qua. In modo che le persone si rendano conto della gravità della situazione e magari provino a cambiare il loro modo di vivere! Dal tabacco al cibo! E soprattutto non dimentichiamo, dimentichiamo, che per un emigrante il capitale più importante che ha è la propria salute! Che va curato con grande attenzione.
Come organizzazione medica professionale, abbiamo quindi il dovere – in collaborazione con il sistema sanitario italiano, per prevenire queste malattie cardiovascolari, di incontrare i nostri concittadini per dialogare con loro nella nostra lingua sui temi della salute e dello stile di vita. Personalmente cerco di farlo da almeno 10 anni, a volte vado in chiesa la domenica – perché solo lì posso incontrare i nostri connazionali in numero sufficiente – e tengo conferenze sulle malattie cardiovascolari e sull’alimentazione. Per un periodo a Torino ho organizzato anche campagne dedicate allo screening delle malattie cardiovascolari nelle chiese ortodosse. Per questo vorrei sottolineare il fatto che la chiesa rappresenta un punto logistico e di riferimento molto importante per i rumeni in generale ma anche per progetti di questo tipo. Se noi medici vogliamo davvero incontrare i nostri rumeni e discutere con loro di problemi di salute, questo è il modo più semplice per farlo! Certo, bisogna essere pronti a sacrificare una domenica, ma se ci uniamo e siamo abbastanza numerosi, lo sforzo di ognuno di noi è irrisorio e l’obiettivo è raggiungibile!
Per questo vedo nella creazione dell’Associazione dei medici rumeni in Italia un’ulteriore opportunità per strutturare programmi dedicati ai nostri concittadini, orientati verso queste patologie, principalmente per lo screening e la diagnosi precoce. Sono però consapevole che il “motore sociale” oggi non è né la buona volontà, né la disponibilità temporanea di qualcuno per una causa, anche se particolarmente nobile… Servono fondi. Quello che non abbiamo… Cercheremo comunque di trovarli. E abbiamo ancora bisogno della squadra, che penso disponiamo e che uniremo e rafforzeremo nel tempo. Proponiamo di accedere attraverso questi progetti dedicati ai fondi europei, denaro virtuale dedicato a problemi di questo genere, sperando che i nostri progetti vengano considerati dagli esperti legali solidi, interessanti per la nostra comunità e poi approvati. Ci auguriamo anche di trovare supporto logistico da parte dei nostri colleghi medici e infermieri, di un gruppo virtuale con una forza assolutamente notevole nella nostra comunità in Italia, dei nostri concittadini in patria e qui, nonché delle strutture amministrative locali, regionali e nazionali. Aspettiamo quindi i vostri segnali! »
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