Neculai Miron ha affari anche in Italia e ha convinto i giudici a spostare lì la sentenza. E la legge italiana gli permette di scontare la pena in piena libertà.

L’imprenditore Neculai Miron è venuto appositamente dall’Italia alla Procura generale per sporgere denuncia ai procuratori della DNA che, più di 6 anni fa, lo accusarono di corruzione in un caso legato al saccheggio dei sindacati. Un’azienda nella quale era stato oggetto di indagine anche il sindacalista Liviu Luca. Miron non aveva paura di essere ammanettato, anche se un anno e mezzo fa è stato finalmente condannato a due anni e mezzo di prigione con esecuzione.

Il giorno della condanna, l’uomo d’affari, noto finanziatore del PSD Timiş e vicino all’ex primo ministro Sorin Grindeanu, si trovava in Italia. Lì convinse i giudici italiani a non estradarlo in Romania, per non finire in prigione. E i magistrati della Corte d’appello di Brescia gli hanno consentito di scontare in Italia la pena pronunciata in Romania.

E poiché i tribunali rumeni hanno dovuto annullare il mandato di esecuzione della sentenza, Neculai Miron non è più oggetto di procedimenti giudiziari internazionali. Si attende però che i tribunali italiani decidano in via definitiva se scontare la pena sotto controllo giudiziario o agli arresti domiciliari. In Italia possono essere scontate anche pene detentive fino a tre anni.

Neculai Miron aprì un’attività anche in Italia e le società del paese che si occupavano di immobili e costruzioni furono affidate alle cure della famiglia. Secondo alcuni vicini al PSD Timiş, Miron possiede diversi appezzamenti di terreno nel dipartimento di Arad e un ristorante.

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