Il primo ministro italiano Mario Draghi non è riuscito a ottenere l’ampia approvazione che voleva in un voto di fiducia al Senato mercoledì, il che significa che avrebbe dovuto rassegnare le sue dimissioni al presidente, commenta DPA.
Anche se Draghi (74) ha vinto mercoledì sera al parlamento di Roma con 95 voti favorevoli e 39 contrari, i tre maggiori partiti – Forza Italia, il partito di destra guidato dall’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la Lega, L’estrema destra non hanno preso parte alla votazione la formazione del leader populista Matteo Salvini e la formazione populista Mouvement 5 étoiles (M5S).
Dopo questo risultato generalmente insoddisfacente, il presidente del Consiglio Draghi dovrebbe presentare le sue dimissioni al presidente Sergio Mattarella per la seconda volta in una settimana, dopo averle rifiutate giovedì scorso.
Draghi ha ripetutamente affermato che non sarebbe rimasto in carica se non avesse avuto un ampio sostegno, secondo Agerpres.
Al termine di un burrascoso dibattito alla Camera alta, Mario Draghi ha espresso la sua frustrazione nei confronti dei partiti, alcuni dei quali hanno espresso la loro insoddisfazione per non aver tenuto conto del loro punto di vista. La coalizione che finora ha sostenuto Draghi, con formazioni che vanno dalla sinistra all’estrema destra, è così crollata.
“Con amarezza, ma con coscienza riconciliata, non parteciperemo al voto”, ha lanciato Anna Maria Bernini, presidente del gruppo Forza Italia.
Il partito aveva presentato la propria mozione al Senato, proponendo la riconferma di Draghi ma senza il M5S, ma Draghi ha chiesto solo di votare la mozione di un altro senatore che si limitava a proporre la riconferma dell’attuale governo.
Liga e M5S hanno seguito la stessa linea di Forza Italia.
Invece, Pd e Italia Viva, formazioni di centrosinistra, hanno annunciato che voteranno per la mozione di fiducia, così come Insieme per il futuro, la nuova formazione del capo della diplomazia, Luigi Di Maio, che insieme a 50 parlamentari, avevano lasciato il M5S a fine giugno.
Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, mercoledì ha giudicato “irresponsabili” i partiti della coalizione di unità nazionale in Italia, che ha abbandonato il capo del governo Mario Draghi con il rischio di “causare bufera”.
“Temiamo mesi difficili a venire, ma siamo un grande Paese”, ha aggiunto.
Editore: AC
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