Migranti, von der Leyen e Macron con l’Italia: “Altolà alla Germania”

Il messaggio, forte e chiaro, va da Malta verso Berlino. “Non si può fare la solidarietà con i confini degli altri”, canta Giorgia Meloni da La Valletta, che ha appena concluso il vertice con il presidente francese Emmanuel Macron e la numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il tema è quello che solleva le questioni più note al leader italiano, rappresentante del Campidoglio dei Migranti. La linea che esce dalla trilaterale sul confine del Mediterraneo, vertice del nuovo Paese mediterraneo, è compatta. Perché Roma e Parigi, la maggior parte degli aspetti che proteggono l’emergenza migratoria, parlano con una sola voce: devono lavorare per consolidare i partner, tanto più insistono sulla redistribuzione. All’assemblea italo-francese di cui in quei giorni hanno lavorato, oltre alla Meloni, anche i ministri Tajani e Piantedosi. Un fronte comune che troverà una risposta – di peso – da parte del presidente della Commissione europea.

SONO D’ACCORDO

Eccolo, l’accordo secondo cui l’uomo grasso è santo a Malta è leader a Roma, Parigi e Bruxelles. Punteremo a cercare una convergenza tra gli altri capi di governo dell’Ue, a partire dal prossimo incontro informale del Consiglio europeo di Granada, il 6 ottobre. Un modello che si fonda su questi punti propone a Lampedusa della von der Leyen: procedure più rapide per l’accertamento di chi ha diritto d’asilo, compatibilità con il rimpatrio degli altri, impegno dell’Europa in tanti scandali. Un menu che non si esaurisce con l’isolamento in Germania. Due giorni fa, durante il vertice dei ministri dell’Interno Ue, ha provato a inserire nel nuovo patto migratorio clausole a favore dell’organizzazione delle ONG nel Mediterraneo, che Berlino aveva già annunciato di voler sovvenzionare con fondi pubblici. Una cosa inaccessibile, per i rom, visto che quelle stesse ONG poi fanno sbarcare e migranti sulle coste italiane. «L’emendamento della Germania per noi è un passo indietro», spiega Meloni: «Ho mangiato tanti scampi con il presidente Scholz, abbiamo deciso di prenderci un po’ di tempo per la moneta».

Il primo, con Berlino, è chiaro. Lancia una controproposta: “Capisco la loro posizione. Ma ci allontaneremo dalle norme che ci riguardano, ma ci impegniamo a garantire che il Paese sia responsabile dell’accoglienza dei migranti trasportati dall’organizzazione che si prende cura della banda del loro navigatore. Spesso e volentieri la Germania, come dimostra il caso di quattro barche che hanno attraversato il Mediterraneo fino a fine giornata. Per questo “ognuno – dice Meloni – deve assumersi la responsabilità delle proprie scelte politiche. Noi abbiamo una linea, gli altri non ne hanno un’altra: il problema non è eliminare la linea di un interesse unico per l’altro”.
Ma la linea di von der Leyen è più vicina a quella di Meloni e Macron, che al progetto di Scholz, lo confermano le parole del presidente francese. Ho fatto ieri la trilaterale parlando di “passi avanti”: “L’incontro con Giorgia è andato bene. Con la Commissione abbiamo trovato un approccio comune che propone ai collegi di osare una risposta comune a questa SFIDA europea. La chiave, insiste Macron, deve risiedere “nella capacità europea di prevenzione e flusso”. In altre parole, la Meloni batte il “piano Mattei” per l’Africa: un partenariato “non predatorio” che promuova lo sviluppo e offra un’alternativa all’immigrazione clandestina.

MANO TESA

Non è questo il caso in cui il primo è rivolto a invocare la mano dell’UE durante gli scontri tunisini. “La prima tranche degli aiuti” dà 127 milioni in totale, ha annunciato Meloni, “da andare alla prossima settimana”. Non solo: il leader italiano auspica quindi che la UE svincoli prenda la decisione dell’IME facendo parte del massimo prestigio dei 900 milioni di euro promessi alla Tunisia, a suo tempo dato alla registrazione di un accordo con il Fondo da Kais Saied.

Alla tela, dunque, bisogna ancora lavorare. Ma segnalo l’avvicinamento di Malta, da parte del governo, nella direzione auspicata. “Penso che il problema dei migranti possa essere inserito nel contesto di una nazione europea che rileva un’abbazia”, ha osservato il Primo Ministro. “Senza le prime risposte strutturali, le nazioni verranno spazzate via prima, poi tutte le altre”. Le Paesi del Med9, con cui per Meloni “c’è molta convergenza”, lo hanno capito. Al punto che la dichiarazione finale del vertice fa eco ad alcuni dei punti più alti della Meloni, a cominciare dalla necessità di un’unione coordinata di Bruxelles fuori dall’Ue. Macron è del concordano Leyen. La sfida ora è convincere gli altri.

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Attilio Trevisan

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