Grégory Rateau – La poesia, questa tecnologia del mondo invisibile

Questo è ciò che fa la tecnologia: incarna nel nostro mondo esterno ciò che immaginiamo nel nostro mondo interno. La tecnologia è una proiezione, attraverso macchine e forme di intelligenza artificiale, dal nostro mondo interiore a quello esterno. In questo senso la tecnologia è una forma di poesia che funziona, al posto delle parole, con equazioni matematiche trasformate in macchine che cambiano la nostra vita.

La parola tecnologia deriva dal greco antico – techne – e la sua radice proto-indoeuropea è “teks”, che significa “tessere”, come quando si taglia un tappeto. La tecnologia è l’arte della tessitura. Innanzitutto tessiamo qualcosa nella nostra immaginazione e la tecnologia è l’arte di trasmettere quel qualcosa dalla nostra mente al mondo esterno. La tecnologia è l’arte di tessere dal mondo invisibile dei pensieri al mondo che vediamo fuori di noi.

L’iPhone che porti in tasca non è sempre esistito, è apparso per la prima volta nella mente e nell’immaginazione di Steve Jobs. Cosa ha fatto Jobs? Ha usato la tecnologia per dare vita a un’idea. Il tuo telefono non è tecnologia, è la conseguenza della tecnologia. La tecnologia è il processo attraverso il quale il telefono nato dalla mente di Steve Jobs è finito nelle tue tasche. In breve, la tecnologia è l’arte di trasferire il tuo mondo interiore nel tuo mondo esteriore. Ma questo non è l’unico modo per farlo. Ne abbiamo un’altra: la poesia.

Il poeta fa quello che fa l’ingegnere. Immagina nella sua mente il suo mondo che porta nel nostro mondo attraverso le parole. La poesia non solo racconta il mondo che conosciamo, ma crea nuovi mondi in cui esploriamo l’invisibile dal visibile. Anche la parola poeta deriva dal greco antico, dal verbo “poiein” (fare, creare, comporre). La sua radice protoindoeuropea è “kwei”, che significa “raccogliere”, “costruire”. Il poeta è quindi, etimologicamente parlando, colui che mette insieme le parole con cui costruisce un mondo nuovo.

Questo è anche ciò che fanno gli ingegneri tecnologici, ma al posto delle parole usano bestie, chip, transistor, fili, codici e corrente elettrica. La poesia è sinonimo di tecnologia perché entrambe fanno la stessa cosa: tessono nuovi mondi. Per questo oggi abbiamo invitato un poeta allo spettacolo “Veniamo dal futuro”. È francese e non ha uno Stato. Ha vissuto in Irlanda, Libano, Nepal e ora condivide giorni e notti tra Parigi e Bucarest. Ha scritto diverse raccolte di poesie e romanzi, una delle quali, “Hoinar prin România”, è stata tradotta anche in rumeno dalla casa editrice Polirom.

Grégory Rateau ha 38 anni ed è uno dei poeti francesi che hanno fatto della scrittura un’arte di vivere, fenomeno segnalato in numerosi articoli elogiativi a lui dedicati. Ha iniziato come regista e sceneggiatore e attualmente gestisce la pubblicazione online Le Petit Journal de Bucarest. Ma soprattutto è appassionato della Romania, dove trascorre buona parte del suo tempo professionale e personale. Andate su Google e cercatelo, troverete tanti articoli su questo giovane autore che sicuramente lascerà il segno nella letteratura francese contemporanea. Leggi le sue poesie e i suoi romanzi, che puoi trovare anche presso la libreria francese Kyralina a Bucarest. Il 6 giugno riceverà a Parigi il premio Amélie Murat 2023 per la raccolta di poesie “Imprécations nuits”.

Questo spettacolo sarà in francese.

Tutte le edizioni della rassegna Veniamo dal futuro: https://www.rfi.ro/tag/noi-venim-din-viitor

Nerio Baroffio

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