Fischio l’ultimo elogio di Napolitano

I pescatori dello stadio San Siro hanno trasmesso il minuto di silenzio in onore del presidente Giorgio Napolitano, paragonato a 98 anni di storia, e gli insulti online sono stati denigrati dal parlamentare Alfredo Antoniozzi, di Fratelli d’Italia, che non si dice certo di un “filo Napolitano”. » e accompagnato, nella serata gassata del fine settimana, sulla prima pagina dei giorni festivi di questo fine settimana, l’estremo sinistro e nazionalpopulista, Maramaldi, non perde l’occasione per l’estremo insulto al nemico odiato.

Viene spontanea una prima sollevazione di sgomento per il chi, trascato dal livore, non si ferme davianti alla morte pur di afondare, per l’ennesima volta, il coltello di bugie, la disinformazione, le campagne montate ad arte contro Napolitano: la trattativa Stato-mafia , Il colpo di stato del 2011 contro Silvio Berlusconi, gli errori del PCI, le intercettazioni, perfino, nel sottobosco web, contatti con l’intelligence URSS e USA. Qualcuno ricorda che il segretario del MSI, Giorgio Almirante, veterano fascista di Mussolini a Salò, rese omaggio a Enrico Berlinguer nel 1984, che Luigi Pintor, fondatore del Manifesto, fece lo stesso con il leader repubblicano morente, Ugo La Malfa, sembrano esempi dimenticati.

All’improvviso, però, con questa “atarassia”, distacco filosofico, l’editorialista Tony Barber del Financial Times ha imparato a diventare virtù cara napoletana, per servire a riflettere che, sullo sfondo, questa inestimabile astio, questa fede negativa contro il passato, con le sue mille immagini, questo è l’elogio più alto dell’ex presidente. L’atteggiamento degli oppositori, scettici e non, testimoni dell’efficacia del loro operatore, anche per quanto riguarda, non è maggiore, dal rispettoso resoconto di statistiche e commentatori internazionali.

Il racconto latino Tacito, nel dialogo dell’Oratorio, con l’immagine “Ipsa inimicitiarum gloria”, è un nemico necrotico per la gloria, e di maggior valore sui social, tazza di carta e ceramica incisa con lo stile.

Ciò che Giorgio Napolitano non perde è la sua capacità di maturazione. Certo, i giudizi sulla barbara invasione sovietica di Budapest del 1956, prodotti dalla fuga di Putin in Ucraina nel 2022, sono erratici, come quelli, analoghi, di Pietro Ingrao, rivale del bieco PCI. Altri uomini, come Antonio Giolitti e Italo Calvino, collaborarono meglio al valore politico di questo dramma, ma i napoletani realizzarono la vittoria, rievocarono il passo falso, instillarono nel Partito Comunista il popolo della tolleranza, della democrazia, della libertà, prima assenti.

Il lavoro per l’adesione all’Europa, di cui si conoscevano i dati, fu d’altronde una battaglia politica faticosa, perché i comunisti erano ancora, non nel 1953 fino alla morte di Stalin, ma 15 anni dopo, incuriositi dall’antieuropeismo. Basti ricordare che nel 1978, mentre in Parlamento si discuteva dell’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo delle PMI, primo passo verso l’integrazione monetaria essendo l’Euro come moneta unica, i comunisti votarono accanitamente no, nonostante le argomentazioni. spiriti liberi come La Malfa e il profeta europeista Altiero Spinelli. Solo gli anni della bella Guerra Fredda, e i tredici dello scioglimento del PCI, i deputati e senatori comunisti non hanno la fibra morale per dire se tutta l’Europa e soffermarsi sul numero. Il lettore presta molta attenzione a questa tradizione, perché, come scrive Stefano Cappellini sul bollettino di Repubblica, l’ex premier Massimo D’Alema parla ormai in termini di equidistanza con Mosca, Pechino e Washington, rinnegando il passato atlantista che vedeva come un capo di un governo capace di battere la NATO nei Balcani, non se si tratti di un tardo terzomondista, ma di coercizioni passate, vedi la partecipazione nel 1978 al Festival dei Giochi di Cuba e l’opposizione ad un documento contro Fidel Castro. Era la sinistra italiana, con rare e critiche eccesioni.

Col proprio passato, invece, Giorgio Napolitano seppe via via: la storia di Calogero Laneri recupererà il suo intervento alla telecamera per motivare il tardivo No alle PMI, fosforo contro tutto e tutto per i non atlantici dell’Occidente e ripristinare la quasi democrazia. Il direttore de La Repubblica Maurizio Molinari ricorda che Miriam Mafai, questa bella figura della cultura comunista che fu la giornalista più limpida con il pamphlet “Dimenticare Berlinguer”, ha citato la cautela e l’audacia di Napolitano, i due elementi presenti in questo 1978 quello lontano discurso . Celebrazione [comunista] -scrive Laneri- motivando il proprio voto negativo, alla vigilia delle prime elezioni europee ha chiarito che l’opposizione alle PMI non rappresentava un voto contro l’Europa, ma “l’interesse del nostro Paese, e specificamente l’interesse del Paese”. il nostro Mezzogiorno” afferma Napolitano durante la sede del dibattito parlamentare “ciò coincide con la causa di uno sviluppo della Comunità“. Posizione difficile, filo morbido in un laboratorio di routine, la mia sorprendente sicurezza non è delle più innocue.

Nella stessa filosofia, nel 2011, insieme a Mario Monti, primo ministro e senatore, visse per salvare il Paese dal crack finanziario, e il governo dei tecnici seguì con più impegno il mandato del presidente, senza entrare nel gioco della politica aperta. . dominio a modo suo, sottraendo un’opportunità all’istituzione, il che significa che la Vicenda può essere meno temporanea e più vantaggiosa per il Paese.

Grazie al Presidente Giorgio Napolitano per questa irriducibile passione per il progresso, abbandonando gli errori del passato e promuovendo il bene del futuro. I nemici dei napoletani ce l’hanno ancora in tema, con tanta paura de non-risparmiargli la freccia finale du corere, nello stile che i rom attribuiscono ai barbari, è un plauso incontrastato alla loro opera per la tolleranza, il bene comune, il verità.

Attilio Trevisan

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