Il generale Roberto Vannacci denuncia in un libro la “lobby gay internazionale” e il “lavaggio del cervello” a favore “dell’eliminazione di tutte le differenze, anche tra le etnie, senza dimenticare le razze”, scrive Le Monde.
La sua sospensione da parte del ministro della Difesa è criticata da Fratelli d’Italia, il partito del capo dell’esecutivo, e da Matteo Salvini.
Il percorso di normalizzazione voluto dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, continua a soffrire di contraddizioni al suo interno mentre si avvicina la campagna per le elezioni europee del 2024.
Si sono così verificati dissensi all’interno del suo partito, Fratelli d’Italia, in seguito alle sanzioni adottate contro un militare in attività, il generale Roberto Vannacci. Autore di un libro che difendeva posizioni razziste e omofobe, Vanacci è stato ripudiato dal ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, anche se alcuni sostenitori della Meloni non ne smentiscono il contenuto.
Il suo libro, autopubblicato ed uscito il 10 agosto, si intitola “Il mondo al contrario” ed è il numero uno nelle vendite su Amazon in Italia. Si tratta di una raccolta di attacchi contro quella che il generale Vannacci definisce la “lobby gay internazionale” e i responsabili del cosiddetto “lavaggio del cervello”, “l’eliminazione di tutte le differenze, anche tra i gruppi etnici, per non parlare delle razze”. Questo discorso accompagna posizioni reazionarie sulle questioni di genere e sulla protezione dell’ambiente.
In un Paese il cui esecutivo è dominato dall’estrema destra, l’esercito adotta un atteggiamento in cui mescola spirito provocatorio e buon senso popolare e lamenta “regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze”. Attacca anche la campionessa italiana di pallavolo, Paola Egonu. Bersaglio di attacchi razzisti ossessivi a causa delle sue origini nigeriane, l’atleta è regolarmente al centro di attacchi di panico identitari che attraversano il Paese.
Il generale Vannacci torna sul suo caso per sviluppare il suo punto di vista in merito, affermando che lei è, a suo avviso, “italiana di nazionalità”, ma che è “evidente che le sue caratteristiche fisiche non rappresentano l’italianità”.
Se il discorso non è originale, riprendendo i temi del populismo di destra da cui la Meloni ha recentemente preso le distanze, la posizione ufficiale del suo autore ha costretto il governo a reagire. Una settimana dopo la pubblicazione del giornale, Guido Crosetto ha dichiarato giovedì 17 agosto sul suo account X (ex Twitter) che “il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’esercito, la difesa nazionale e la Costituzione” e ha annunciato “misure disciplinari”. ” contro di lui.
La sospensione dell’alto ufficiale dell’Istituto di geografia militare è stata annunciata venerdì 18 agosto, scatenando reazioni negative in seguito alle accuse di censura rivolte ai sostenitori della “correttezza politica” per aver intrapreso dolorosi esercizi di contorsione.
“Se stabiliamo che spetta alla politica decidere se le idee sono buone o cattive, sarà la fine della democrazia”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera Giovanni Donzelli, uno dei principali deputati di FdI. Legittima la decisione di Crosetto. .
Gli eletti della FdI hanno cercato anche di distogliere l’attenzione dal Partito Democratico (PD, centrosinistra) sulle sue posizioni favorevoli al generale Vannacci. Accusati di voler “tornare nei gulag” e di essere “più sovietici che democratici”, i suoi rappresentanti costituiscono un comodo parafulmine in una controversia che oppone una parte dell’erario governativo a una parte dell’elettorato che riconosce le tesi del generale.
In un’intervista al quotidiano nazionale La Repubblica di lunedì 21 agosto, Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, figura storica nella famiglia politica della Meloni e ora rivale di destra del Primo Ministro, ha accusato Crosetto di “Umiliando buona parte dell’esercito. Ha denunciato l’attuale esecutivo, che vuole essere “il maggiore delle relazioni atlantiche, a livello europeo e in termini di correttezza politica”, posizione che, secondo lui, “esploderà in molte contraddizioni”, producendo una linea di frattura . .
A inizio agosto, nel corso di una precedente polemica, lo stesso Gianni Alemanno aveva difeso Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione del presidente di FdI della Regione Lazio. Quest’ultimo aveva messo in discussione la verità giudiziaria sull’attentato contro la stazione di Bologna del 2 agosto 1980, perpetrato da attivisti di estrema destra. Nella commemorazione di questo attentato, che causò la morte di 85 persone e la cui memoria ancora oggi tormenta la società italiana, il presidente del Senato, Ignazio La Russa (FdI), riconobbe tuttavia la “matrice neofascista” dell’attentato.
In questo caso, che fa riferimento alle porosità storiche tra il mondo politico attuale e il “terrorismo nero” degli anni precedenti, come nella polemica attuale, che illustra le difficoltà del suo partito a voltare le spalle a idee ufficialmente rifiutate, Giorgia Meloni s si è astenuto dal prendere posizione.
Fonte: RADOR
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